Da Higuain a Milik cadono le stelle

Vittime di una crisi che abbatte il valore del calcio fino al 30%

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I tempi sono questi. Di malattia diffusa, di paura dell’oggi e del futuro, di tagli al posto delle magnifiche sorti e progressive. Il City, riammesso dal Tas alle prossime Champions, dopo aver costruito una rosa, secondo Transfermarkt, del valore di 1,07 miliardi di euro prende fiato e semmai si libera di Sané e David Silva. A Parigi hanno messo in preventivo di far senza Thiago Silva – che a 35 anni è pur sempre il loro miglior difensore – per le stagioni a venire. E di Edinson Cavani, uno che ha servito loro 200 gol e districandosi tra un infortunio e l’altro in questa stagione ha giocato alla fine 22 partite. Sapete, quando hai Mbappé e Neymar, con tutti i suoi malesseri interiori, ti sei guadagnato il diritto di scegliere. Del resto Cavani non è facile da maneggiare, a 10 milioni a stagione. Ha fatto scappare pure il Benfica.
Ora, può darsi che alla fine il Barcellona ritiri l’esca Messi (o la convinca a risalire a riva, forse è più credibile), però alla fine spedirà Suarez in Olanda o dovunque lui desideri, purché prepari in fretta le sue cose. Una volta i bilanci erano più elastici della coscienza di un politicante. Ci sono passate sopra le manie di grandezza, le crisi finanziarie e quella sanitaria e li hanno irrigiditi oltre il previsto. Alla Juventus è diventato di troppo Gonzalo Higuain, al quale spetterebbero altri 7,5 milioni di qui alla scadenza del contratto nel 2021. A Torino preferiscono (naturalmente) mollare lui piuttosto che Dybala o Ronaldo, anche se la cessione di costoro calcolando tutto farebbe risparmiare nei prossimi due anni rispettivamente 95,6 e 108 milioni.
Chi ha giocatori buoni se li tiene. Se possibile. La Roma darà il sangue per non cedere proprio ora, con gli americani nuovi, Edin Dzeko, ma certo 5 milioni netti d’ingaggio moltiplicati per altri due anni sono duri da sostenere. Il Napoli non darà il sangue per tenersi Arkadiusz Milik, in gamba, non esattamente lo spaccapartite che si pensava (e chi lo conosceva bene aveva avvertito). Eppure resta uno che in una squadra ambiziosa in teoria avrebbe il suo posto. Funziona così il calcio d’emergenza che secondo uno studio della Deutsche Bank rischia di perdere per effetto dell’epidemia tra il 13% e il 30% delle sue risorse. Per i venti club più ricchi d’Europa significa minori introiti totali tra 1,2 e 2,8 miliardi di euro. Altri analisti stimano per i prossimi due o tre anni una perdita complessiva di valore dell’economia calcistica pari al 20% e un successivo aggiustamento su livelli comunque inferiori a quelli del 2018/19. Quindi la storia diventa un lusso e scovare altri Kingsley Coman un’urgente necessità. Fonte: CdS

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