Quello è un caveau, eppure sembra un pallone: dentro ci sono sedici anni di calcio, attraverso un concetto che talvolta sembra impalpabile – quasi retorico – e si chiama Progetto, e nasconde un’idea «diversa», alternativa, di fare calcio. Il Banco di Napoli ha riserve, prospettive, sta in piedi attraverso un concetto realistico. Investire assecondando le proprie forze, però senza negarsi nulla, osare finché si può e però evitando (assolutamente) di rinunciare ai sogni. In otto mesi, in questo anno turbolento, sono già stati spesi 135 milioni di euro (Rrahmani e Petagna che arriveranno; Demme, Lobotka e Politano che stanno già dando; Oshimen che è appena sbarcato) e non è finita. C’è un’economia che vibra, c’è un passato che sta per riemergere e prepotentemente – consegnando ciò che è stato «depositato» altrove – e c’è una cassaforte tecnica nella quale resta custodito un tesoro. Fonte: CdS