Ascierto: «Stadi aperti? E’ ancora presto per il pubblico»
Paolo Ascierto ai microfoni de Il Mattino:
«È ancora presto per poter immaginare di vedere gli spettatori allo stadio o in un palazzetto, ma credo che tutti gli sport possano riprendere in autunno, sia pure nel rispetto dei protocolli». Paolo Ascierto, direttore del Dipartimento Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto dei tumori Pascale di Napoli è uno dei simboli italiani della atroce battaglia contro il Coronavirus. L’altra sera ad Agerola ha ritirato un Premio Speciale «Festival Sentieri degli Dei» dal sindaco Luca Mascolo. E ha parlato del calcio, dei protocolli, del ritorno negli stadi dei tifosi e della sua Juventus.
Professore Ascierto, quando a settembre il campionato ritornerà, potranno entrare i tifosi allo stadio?
«No, è ancora presto a mio avviso per riaprire gli stadi. Ci vuole gradualità e pazienza. A settembre siamo attesi forse dal test più importante per capire la situazione e sarà per noi un banco d’esame fondamentale: la riapertura delle scuole, Circoleranno 10 milioni di persone, tra studenti, genitori, personale scolastico e allora capiremo come andare avanti e forse anche gli stadi, ma penso pure ai palazzetti, potranno riaprire al pubblico».
Secondo lei, allo stadio quando si torna?
«Allo stadio ci torniamo e presto ma non credo che ci torniamo in autunno. Le disposizioni attuali sono chiare e invitano tutti a evitare assembramenti, ecco che negli stadi non si può andare. Magari con il servizio d’ordine delle società si può garantire il distanziamento sugli spalti, ma non credo che sarebbe facile garantirlo nei varchi di accesso dove già devono essere eseguiti dei controlli per altre ragioni di sicurezza. E cosa succede in caso di gol? Ecco, a mio avviso nei prossimi mesi rivedere i tifosi allo stadio è difficile. Torneranno e in sicurezza. Ma non adesso».
E il protocollo per le attività sportive va cambiato secondo lei in visto dell’autunno?
«Ci sono stati degli step importanti, abbiamo capito che le cose si possono fare con le dovute cautele. Il campionato di serie A ma anche quello di serie B è ripreso e non ci sono stati problemi. Dobbiamo convincerci che per un po’ di tempo, dovremo convivere con il virus: ci saranno altri focolai di infezione qua e là che bisognerà tamponare. Bisognerà farlo senza drammi. L’importante che non sia tutta la squadra colpita dal virus. I protocolli funzionano, hanno superato gli esami del campo e possono ripartire anche gli altri sport. Ma senza persone sugli spalti, quello è ancora presto».
Due tamponi a settimana, il Napoli per esempio ne ha fatti più di trenta. Impossibile immaginarli nelle serie minori. Come si fa?
«Credo che un tampone a settimana può essere una modalità. Quello che avremo a breve sono altri tipi di esami, con costi minori e risposte in tempi molto brevi, valutazione tecniche più rapide che potranno essere fatti non solo dai calciatori ma anche da tutto lo staff. Un tampone ogni sette giorni può essere una soluzione».
Tra poco inizierà il ritiro a Castel di Sangro. Come ci si dovrà comportare?
«In questo momento non ci sono le condizioni per poter immaginare amichevoli a porte aperte. Ora siamo in emergenza. Vero che i numeri sono bassi, ma abbiamo capito una cosa, e lo abbiamo capito tutti: appena c’è disattenzione, appena abbassiamo per un attimo la guardia, i numeri salgono. I veri problemi sono le infezioni che arrivano da coloro che tornano dall’estero. E la situazione internazionale è seria perché molti Paesi non hanno chiuso come abbiamo fatto noi. Vero che il lockdown ci è costato lacrime e sangue ma ha salvato molte vite».
Molto spesso abbiamo visto tra scienziati e medici bagarre stile calcio.
«C’era un’emergenza, avevamo a che fare con un virus di cui non sapevano molto e la gente a casa si aspettava risposte. Lì dove mancano le evidenza scientifiche, ecco che sono spuntate le opinioni personali che hanno portato al clima da stadio. In tanti avrebbero dovuto pensare di più al dato scientifico e meno delle interpretazioni».
Da juventino, Sarri lo avrebbe mandato via
«Non l’avrei proprio preso. Ha pagato anche per altri. Avevamo Allegri vincente, mi sarei tenuto ancora lui». Fonte: Il Mattino