Poi son venuti i rimpianti: quelli arrivano sempre dopo, è ovvio, e restano lì, a volte, come cicatrici dell’anima. Ma è il calcio, la più inesatta delle “scienze”, è la formula “magica»”o la “disperazione” d’un momento in cui sei costretto a decidere, per te e per gli altri: e ora, voltandosi, ogni volta che ci pensa o anche quando l’incrocia, Aurelio De Laurentiis lascia che il tempo scorra via velocemente, portando con sé un’ora e mezza di tormento.
C’è stata un’epoca, l’estate del 2013, in cui Duvan Zapata sa di promessa: sette milioni di euro per averlo, portandolo via all’Estudiantes, quando ha ancora ventidue anni, sufficienti a convincere Benitez & Bigon, la premiata ditta del processo di “internazionalizzazione”, a crederci. E in quel Napoli, tra “il pipita” e Mertens, Insigne e Callejon, non poteva certo esser facile intrufolarsi: otto gol nella sua prima stagione e altre otto anche nella seconda, con minutaggio relativo (890′ una volta, 1136 un’altra) ma sufficiente per insistere. Fonte: CdS