Chissà se a José Callejon viene in mente la storia di Liam Brady. L’irlandese che sapeva già di dover andare via dalla Juventus per far posto a Platini. Ma che, nell’ultima giornata del campionato 1981/82, non si tirò indietro e calciò il rigore a Catanzaro che consentì ai bianconeri di vincere lo scudetto.
Perché Callejon ha lo stesso destino: sa che andrà via a fine stagione ma questa sera Gattuso lo lancerà nella finale. Probabilmente dal primo minuto, visto come la prova generale di ieri al San Paolo. O magari con la partita in corso. Ma non in caso, mettete pure la mano sul fuoco, José Callejon non si tirerà indietro. C’è chi sussurra che potrebbe essere una delle sue ultime gare perché serve in ogni caso una intesa (non necessariamente economica) per proseguire oltre il 30 giugno. Eppure, José Maria Callejon c’è stato in tutti i grandi eventi degli ultimi anni di casa Napoli, perché arriva e alla fine del primo anno alza al cielo un trofeo, la Coppa Italia. Era il 3 maggio 2014.
Non fu una vera festa, ma in quella edizione della Coppa Italia, Callejon realizzò anche tre reti: ed in coabitazione con Lorenzo Insigne fu anche il capocannoniere di quella edizione. In finale, tanto per cambiare, è l’unico degli attaccanti del 4-2-3-1 a non esser sostituito, a giocare l’intera partita: perché Rafa Benitez lo volle per i suoi tagli, per i suoi inserimenti, ma anche e soprattutto per quello straordinario equilibrio tattico che fin da subito ha dimostrato di poter fornire. Inoltre, quello di Callejon è stato un motore che non ha conosciuto usura ed in quella partita ha anche ricoperto più ruoli. Pochi mesi ed il 22 dicembre del 2014 arriva, a Doha, il secondo trofeo e anche la seconda Supercoppa della storia del Napoli.
Schierato come sempre a destra nel 4-2-3-1, Callejon gioca una gara da scaricare il contachilometri per tutti i 120 minuti più recupero. Fin quando non si arriva ai calci di rigore. Una lotteria alla quale Callejon, forse, non ha tutta questa voglia di partecipare, lui che non è uno specialista. Però, si va ad oltranza e da quel momento in poi sbagliano un po’ tutti. Chiellini, Mertens e Pereyra prima del suo errore dal dischetto. Poi, la festa dopo la parata di Rafael su Padoin.
Passano gli allenatori, non passa Callejon. Perché il suo periodo con Maurizio Sarri, seppur non coronato da nessun trofeo, è uno dei più belli della sua carriera. Inamovibile nel 4-3-3 come esterno destro, i tagli sui cross di Insigne sono diventati dediche tra innamorati, perché cercarsi come Insigne cercava Callejon significava qualcosa di più di uno scambio col pallone. Ora, un epilogo impossibile, una trattativa per il rinnovo del contratto in scadenza il prossimo 30 giugno fermo ad un appuntamento (che ancora non c’è) tra il suo agente, Quilon, ed De Laurentiis. Ma, oggi, c’è un altro appuntamento: quello con la storia e Callejon ci sarà, perché lui è uno di quelli che c’è sempre stato. Fonte: Il Mattino