Fabio Caressa: “Il Camp Nou senza pubblico? Sarà un vantaggio per il Napoli”
Caressa: "Tutti noi dobbiamo fare uno sforzo per abbassare un po' i toni"
«Lorenzo Insigne!», le parole di Fabio Caressa per accogliere l’eventuale gol del capitano del Napoli in una delle prossime gare alla ripresa del campionato, non cambieranno. Perché lo stile del telecronista di Sky Sport resterà invariato. A cambiare, infatti, sarà l’atmosfera che lo circonda, e l’assenza di quel boato che il più delle volte costringe lui, come tutti i telecronisti del mondo, a doversi adattare alle circostanze.
È pronto per le telecronache negli stadi deserti? «Mi sto preparando, diciamo così».
Perché, cosa cambia per un telecronista se lo stadio è pieno o vuoto? «Il pubblico ti condiziona molto. La partita vive di emozioni: quelle delle immagini e quelle del suono».
Le è mai capitato di commentare una partita a porte chiuse? «Non che io ricordi. O quanto meno non dal vivo. Perché prima della chiusura totale del calcio ho raccontato la vittoria dell’Atalanta a Valencia in Champions . Lo stadio era deserto, ma io commentavo da Milano».
Cosa pensa che cambierà nel vostro modo di lavorare? «Di sicuro bisognerà sfruttare il più possibile i rumori che arrivano dal campo. Dalle indicazioni degli allenatori alle singole battute tra giocatori. Ora la mascherina può coprire il labiale, ma il silenzio aumenterà il volume delle voci».
A proposito di voce, la sua come si adatterà al silenzio dello stadio? «Il telecronista lavora molto sulla frequenza, più che sul tono. Il ritmo deve sempre essere serrato. Ma in questo momento storico c’è dell’altro…»
Ci dica. «Bisogna portare rispetto per chi non c’è più o per chi sta lottando. Tutti noi dobbiamo fare uno sforzo per abbassare un po’ i toni. Deve essere un campionato di unità nazionale: poche polemiche e tanto calcio. Ecco perché anche nel raccontare le partite bisognerà stare attenti».
Quindi dobbiamo aspettarci telecronache fredde? «Assolutamente no. Basta trovare il giusto equilibrio».
Di sicuro non ci sarà bisogno di urlare dopo un gol… «È una cosa che verrà naturale, perché siamo portati ad alzare un po’ la voce quando dobbiamo superare il boato della squadra di casa che fa gol. Ora il problema non ci sarà».
Quindi pensa anche ad un azzeramento del fattore campo? «Lo stiamo imparando dalla Bundesliga. L’assenza di pubblico cambia un po’ il fattore campo. Ma non del tutto, ad esempio Bergomi mi dice che ci sono riferimenti che trovi nel tuo stadio e che da calciatore ti tranquillizzano sempre. Magari potrà essere un vantaggio in stadi più caldi perché l’assenza di pubblico azzera un po’ la timidezza di qualche giocatore».
In tal senso il Napoli potrebbe essere favorito nella gara di ritorno di Champions a Barcellona?
«Al Camp Nou ci sono stato e penso che l’assenza di pubblico possa essere un grande grandissimo vantaggio per il Napoli. Alzare la testa e vedere quella marea blaugrana fa impressione».
Ma torniamo ai nostri stadi: cosa ne pensa del modello tedesco fatto con cartonati e video in tribuna per simulare la presenza dei tifosi? «Non mi dispiacerebbe vedere qualcosa del genere anche da noi, certo è un surrogato ma per lo spettatore a casa può essere una cosa divertente».
Si parla tanto delle gare tanto ravvicinate come possibile problema per la tenuta fisica del calciatori: ma come si prepara un telecronista ai tanti impegni? «Mi ricorda un po’ l’esperienza fatta durante Mondiale ed Europeo: andremo per 40 giorni in apnea. Si entra in una bolla dalla quale non si esce».
Fonte: Il Mattino