Ceferin: “Sono ottimista, non mi piace questa visione apocalittica”

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Intervistato dal Guardian il presidente della Uefa dispensa ottimismo: anche altri grandi Paesi sono pronti a seguire l’esempio della Germania ripartendo tifosi allo stadio la sfida di Ceferin.

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«Sono convinto, il vecchio calcio con il suo pubblico tornerà presto. E gli Europei nel 2021 si giocheranno: scommetto un milione...»

Il dodicesimo uomo scalpita (per ora) fuori dallo stadio, seduto sul divano-tribuna di casa, con l’abbonamento in tasca e un desiderio nel taschino. Quello di poter tornare presto a far parte dello spettacolo del calcio. Il presidente dell’UEFA, lo sloveno Alexander Ceferin, in un’intervista al “Guardian” ha regalato un motivo di speranza ai tifosi di tutta Europa. «Siamo pronti, seguiremo le raccomandazioni delle autorità ma sono assolutamente sicuro che il buon vecchio calcio, con i suoi tifosi, tornerà molto presto».

In Germania si gioca, in Italia abbiamo riacceso il motore, in Spagna si riparte il 12 giugno, in Inghilterra ci si sta attrezzando. Stadi blindati e porte chiuse ovunque, certo. Con i tifosi che devono accontentarsi di mandare la propria foto al club – in Bundesliga l’hanno fatto, la Lazio ha copiato l’idea – e vedersela appiccicata ad un cartonato. In Germania nel week end si sono arrangiati anche appoggiando maglie, sciarpe e gadget nella tribuna centrale del RheinEnergieStation di Colonia, arrampicandosi sugli alberi, come hanno fatto due tifosi per sbirciare ciò che accadeva in Union Berlino vs Bayern Monaco, andando al Drive-In per vedere su uno schermo gigante il derby della Ruhr. Surrogati di normalità, nell’attesa di rimettere piede in uno stadio vero.

Le dichiarazioni di Ceferin sanno di ottimismo. «Sono pronto a scommettere un milione di dollari sul fatto che gli Europei si potranno giocare nel 2021. Non penso che il virus durerà per sempre, penso che le cose cambieranno prima di quanto molti pensano. La situazione è seria ma i contagi sono in calo, siamo più prudenti, conosciamo meglio questo virus. E poi sono ottimista, non mi piace questa visione apocalittica per cui dobbiamo aspettarci una seconda, una terza o una quinta ondata. Il calcio non è cambiato dopo le Guerre mondiali, non cambierà dopo questo virus. La gente dice che il mondo non sarà lo stesso, magari ha ragione, ma allora perché non pensare che sarà migliore? Perché non pensare che saremo più svegli, o che finalmente ci renderemo conto di quanto siamo fragili davanti alla natura? Ci sono sempre delle lezioni da imparare». Fonte: CdS

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