PRIMA EDIZIONE IN CINA
Che dal canto suo, con quel piglio da grande player della politica internazionale ereditato dal predecessore e conterraneo Josep Blatter, si era già impegnato a portare in Cina la prima edizione del torneo fissata per il 2021. Avrebbe dovuto essere il punto chiave del piano di sviluppo tracciato nel documento strategico pomposamente intitolato “Making football truly global – The Vision 2020-2023”.
Lo sfoglio si apre col solito faccione sorridente dell’avvocato calabro-svizzero, che però in questi giorni non ha molti motivi d’allegria. Né il rinvio della manifestazione causa Covid-19 sembra venirgli granché incontro. Perché saltato il 2021 (da dedicarsi al recupero degli Europei), lo slittamento rischia di protrarsi al 2024.
C’è infatti nel mezzo un mondiale (per nazionali) del 2022 in Qatar che, piazzato in inverno, azzera le possibilità di vedere la nuova competizione piazzata nelle estati del 2022 o del 2023. E in un tempo che vede gli equilibri politico-calcistici essere ribaltati da un mese all’altro, la prospettiva del quadriennio d’attesa è quella dell’era geologica.
A ogni modo, Infantino chiede a mister Ravitch di raggranellargli 1 miliardo di dollari. Come se il Mondiale per Club dovesse partire ancora la prossima estate. L’ottimismo della volontà e la cecità della ragione. Intanto che gli ex amici Josep Blatter e Michel Platini affilano le mascelle contro l’ex segretario generale Uefa. Loro non hanno più nulla da perdere. Altro che miliardi. Fonte: CdS