Donati: “Non credo che il contagio sia più alto nel calcio che in tutto il resto”

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In diretta a ‘Punto Nuovo Sport Show’, in onda su Radio Punto Nuovo, è intervenuto Giulio Donati, difensore Lecce: Napoli? Nell’estate del 2016 ebbi contatti, ma non avevo la clausola al Magonza e quindi la società decise di non lasciarmi partire. In Germania hanno infrastrutture molto più all’avanguardia e la sanità si è fatta trovare pronta. La capacità organizzativa che hanno, gli ha permesso di agire più in fretta, ma in egual modo responsabilmente. Noi siamo ancora in una fase in cui non riusciamo a capire cosa fare. L’idea di tutti noi, che abbiamo espresso ogni giorno, è quella di giocare. Vogliamo raggiungere la salvezza, ma pensiamo di avere tutte le carte in regola e giocarcela fino all’ultimo. Stavamo giocando molto bene, vogliamo competere e poi sarà il campo a decidere. Non credo che il contagio sia più alto nel calcio che nella vita normale. Anche al supermercato incontri persone che non sai come possono stare. Il modello tedesco è l’unico percorribile, altrimenti ci fermiamo come ha fatto la Francia, non ci sono vie di mezzo. Se il sacrificio per ripartire è stare in quarantena, senza tornare a casa, andrebbe bene comunque. Non condivido questa poca trasparenza, siamo comunque soli nelle città in cui giochiamo e le famiglie nelle città di residenza. E’ uno spreco ed una cosa poco carina nei confronti di noi giocatori. Disponibilità sugli stipendi? Abbiamo un rapporto stupendo con la società, abbiamo già trovato un accordo andando incontro alla società. Paura? Ognuno reagisce a modo suo, io non ne ho. Non è sottovalutare la situazione, ma abbiamo già fatto 1 tampone, e 3 volte l’analisi del sangue, siamo controllati. Avevo avuto la fortuna di stare già a Lecce, il mio obiettivo era quello di tornarci e sono felice di essere tornato quest’anno”.

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