Il Mattino – “Il ritorno alla normalità prezioso come lo scudetto. Il giorno del campo”

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Come è lontana quella domenica. Anno 1987, 10 maggio: il giorno della gloria. Il primo scudetto festeggiato da milioni di tifosi del Napoli nel mondo e da una squadra impazzita di gioia negli spogliatoi del San Paolo. Tutti insieme, intorno al capitano Maradona che s’improvvisava intervistatore dopo aver sottratto il microfono a Galeazzi e chiedeva al suo presidente Ferlaino e ai suoi compagni di raccontare le loro emozioni.  Gli azzurri non hanno ancora una partita da giocare, per un po’ dovranno da soli correre e toccare il pallone, senza ascoltare i discorsi di tattica del loro allenatore e anche le sue parole che sanno toccare il cuore. Peccato essersi fermati il 29 febbraio, dopo la vittoria sul Torino e il pareggio col Barcellona, al sesto posto che dà accesso all’Europa League. Erano i giorni migliori per Rino e chissà come e se potrà riavvolgere il nastro e ripartire.
Sono tante le domande (e le preoccupazioni) a cui soltanto in parte possono rispondere gli scienziati. Noi avremmo bisogno di normalità, anche nel calcio. Di una squadra che giochi le partite di campionato e coppe (ci sono la seconda sfida di Champions col Barcellona e la semifinale di Coppa Italia con l’Inter: non dimentichiamole), di un allenatore che firmi il nuovo il contratto e prepari il futuro, di un presidente che tratti i rinnovi e riconsegni a Mertens la maglia acquistata per 14mila euro a un’asta di beneficenza perché questo belga-napoletano deve continuare ad indossarla. E la normalità, oggi preziosa perché introvabile, vale quanto uno scudetto. Fonte: Il Mattino

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