ESCLUSIVA – A. De Nicola: “Insigne? Una forza caratteriale davvero incredibile. Ecco cosa penso sul futuro del calcio in Italia”
All'interno l'intervista all'ex medico sociale del calcio Napoli
Nei prossimi giorni il comitato scientifico decreterà se il calcio tornerà a livello agonistico, oppure verrà sospeso definitivamente. Si naviga a vista per cercare di avere risposte definitive, dove la parola finale spetterà al Governo. Di questo ma anche della sua importante esperienza a Napoli, ilnapolionline.com ha intervistato l’ex medico sociale del club azzurro Alfonso De Nicola.
I prossimi giorni saranno importanti per il futuro del calcio italiano. Quali sono le tue sensazioni per quanto concerne il ritorno all’attività agonistica? “La mia sensazione è che si tornerà a giocare, ma difficilmente lo si farà in questo momento, dove siamo in piena pandemia e il rischio è elevato. Per quanto riguarda gli allenamenti si riprenderà, anche se non sarà come in passato, visto che i calciatori saranno divisi in gruppi e si alleneranno in 4/5 campi diversi. Senza dimenticare che non tutte le squadre hanno strutture attrezzate come le prime della classifica e il protocollo non tutti lo possono attuare per questione di costi. In più si dovesse tornare ora a giocare lo si farebbe a porte chiuse e per chi come noi vive di assistere al campo le partite, non sarebbe bella come immagine. E’ chiaro che bisogna attendere il responso del comitato scientifico e poi del Governo, ma non credo che nell’immediato si possa tornare. Verosimilmente tra ottobre e novembre potrebbe essere il periodo adatto per tornare al calcio giocato”.
Sempre rimanendo nel contesto del protocollo, in altri paesi si potrà riprendere. Ci sono differenze secondo te e se si quali? “Io credo che ad oggi ogni nazione ha un modo di legiferare che è completamente diverso, perciò fare paragoni non è così semplice. E’ probabile che nelle altre nazioni è più semplice da rispettare il protocollo, anche perché sono strutturare in maniera diversa che da noi. Io credo che ognuno si deve adeguare al proprio modo di agire, senza cercare di copiare un modello rispetto ad un altro. Il presidente della Regione De Luca, spesso criticato, a mio avviso ha agito nel migliore dei modi, anche ben aiutato dai cittadini campani che si sono saputi ben comportare. Io credo che se si dovesse continuare su questa strada, si potrà tornare alla vita di tutti i giorni, anche in ambito sportivo. Non ci dimentichiamo che il calcio è la terza industria del paese e in caso di blocco definitivo, ci sarebbe difficoltà a livello economico per diversi club”.
Una settimana fa è terminata la Fondazione Cannavaro-Ferrara e si è raccolto oltre 100 mila euro. Ennesimo segnale di generosità del popolo partenopeo. “Non sono sorpreso, nel senso che sappiamo della generosità della gente campana, si sa ben comportare e sa dare sempre segnali di beneficienza e generosità. Sono felice del successo della Fondazione Cannavaro-Ferrara, perciò sono sempre dell’idea che da noi c’è sempre da imparare per educazione, rispetto delle regole e generosità”.
In tanti anni che sei stato a Napoli c’è un calciatore che atleticamente ti ha davvero impressionato? “Per fisicità e dal punto di vista atletico ti dico Edinson Cavani, non solo è un bomber eccezionale, ma mi ha colpito proprio per le sue doti fisiche. Un aspetto che lo ha reso unico nella storia del club. Però farei un torto anche agli altri che hanno e continuano ad essere importanti per la società di De Laurentiis. Io credo che il Napoli in questi anni ha saputo scegliere i direttori sportivi, i tecnici, lo staff medico e i calciatori stessi. Su questo aspetto vorrei dire che il presidente ha acquistato i giocatori soprattutto basandosi sul carattere, si dovevano sposare con il tipo di piazza com’è la nostra e i risultati si sono visti. Peccato solo che è mancato il grande successo che questa squadra avrebbe meritato, sarebbe stata la chiusura perfetto del cerchio, di un progetto che comunque ha portato in dote due coppe Italia e una Super coppa italiana, sconfiggendo per ben due volte la Juventus. Quindi un ciclo importante e al tempo stesso duraturo”.
Quando hanno detto spesso che il tuo staff medico era da Champions League, quali sono state le tue reazioni in quei momenti? “Mi sono sentito orgoglioso delle persone che ho avuto al mio fianco, non solo bravi a livello lavorativo, ma anche come professionisti. Del resto se uno staff raggiunge il successo, il merito non è solo di uno, ma di tutti. Io in tutti questi anni sono rimasto a Napoli, nonostante offerte di altre società, però mi sarebbe piaciuto vincere con questi colori. Ottenere successi in questa piazza vale dieci volte che in altre città o regioni, ci siamo andati vicini, peccato”.
Insigne lo conosciamo come grande campione, ma fuori dal campo com’è come persona? “Io in tutti questi anni ne ho conosciuti di atleti e persone come calciatori del Napoli, però devo essere sincero, Lorenzo ha una forza d’animo davvero unica. Nell’anno che subì quel brutto infortunio, che avrebbe demoralizzato chiunque, lui al terzo mese era già al campo ad allenarsi con i compagni, in quello successivo era già sul terreno di gioco. Ha avuto in passato al suo fianco persone che lo hanno reso forte come uomo e persona ed è circondato sempre dagli affetti dei suoi cari. Al nostro capitano gli auguro il meglio, così come al resto della squadra, che ho avuto il piacere di conoscerli e che possano finalmente coronare il grande sogno”.
In questo momento di pandemia come stai passando il tempo? “Il cane mi sta tenendo compagnia, così come mia moglie e mia figlia. Senza dimenticare che sto coltivando diversi hobbies, insomma sto facendo la vita di pensionato (ride n.d.r.), in attesa di poter tornare a lavorare”.
Intervista a cura di Alessandro Sacco