“Dopo il 30 giugno non gioco più”: E’ questo il pericolo maggiore!

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Ad oggi, infatti, nulla vieta ad un giocatore con il contratto in scadenza di dire: basta dopo il 30 giugno non gioco più. Non avendo ancora firmato con un’altra squadra, magari non intende correre il pericolo di farsi male e di rimanere a spasso. Oppure, se ha già un accordo in mano, potrebbe essere la nuova squadra a imporgli di non andare oltre. E se influissero pure gli interessi di campo? Nel senso che una squadra potrebbe trovare vantaggioso togliere una risorsa ad una rivale, per il campionato o per una Coppa. Lo stesso meccanismo potrebbe scattare anche nel caso dei prestiti, con i giocatori richiamati immediatamente alla base. 

Attenzione, non è che andrebbero a rinforzare i club di appartenenza, semplicemente resterebbero fermi senza giocare. Nel caso dei prestiti con diritto di riscatto, il pericolo potrebbe essere disinnescato esercitando, appunto, quel diritto. Il prestito, infatti, si trasformerebbe in acquisto a titolo definitivo e il problema sarebbe automaticamente risolto. Già, ma questo meccanismo, sulla carta, aprirebbe pure a comportamenti scorretti. In genere, i diritti di riscatto vanno esercitati tra gli ultimi giorni di maggio e la prima metà di giugno. Non si arriva mai gli sgoccioli della stagione, anche perché le competizioni di club si sono ormai esaurite e ci sono tutti gli elementi per decidere se acquistare o meno un giocatore. Già, ma allora a qualcuno potrebbe venire in mente di obbligare un club a riscattare un giocatore alla cifra concordata, pena il richiamo alla base anticipato. Fonte: CdS

 

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