Coronavirus – Di stoffa, carta o in tnt: tutto sulle mascherine

Quali indossare e loro capacità protettive

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Meglio le mascherine chirurgiche, in tnt o quelle di stoffa? Con il filtro sono utili solo nei reparti Covid? Bisogna sempre portarle? «Eppure, c’è tanta, troppa confusione», scuote la testa Enzo Santagada, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Napoli e provincia. Ecco le dovute distinzioni.

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LE MASCHERINE IN TNT: 
Acronimo che sta a indicare le mascherine in «tessuto o non tessuto». Fabbricate in polipropilene, sono le 500mila mascherine, suddivise in pacchetti da due, in queste ore distribuite ai campani esenti dal ticket. «Non protegge nemmeno dalla polvere» (è precisato sulle confezioni consegnate nelle 1800 farmacie della regione). Resta dunque decisivo rispettare la distanza di sicurezza tra persone.

I MODELLI DI STOFFA:  Riducono il rischio di trasmettere il virus agli altri, perché trattengono all’interno le particelle infette. «Quanto più il tessuto è spesso e la trama fitta, tanto maggiore è la capacità protettiva», chiarisce Santagada. Ma i modelli in cotone o in altre stoffe hanno un potere filtrante minimo per chi li indossa, perché non aderiscono bene al viso». Anche in questo caso occorre fare attenzione a rispettare le distanze di sicurezza.

IN CARTA O CHIRURGICHE: «D’aiuto, sempre in chiave di riduzione del rischio di trasmissione del virus, ma non sono indicate per proteggere chi le porta», certifica il presidente dell’Ordine dei farmacisti di Napoli. E questo, perché le mascherine del coniglietto Bunny, come le ha definite il governatore Vincenzo de Luca, «non fanno da filtro, in quanto non evitano l’inalazione di particelle aeree di piccole dimensioni (aerosol)». Quelle con il bollino CE, ovviamente, sono le migliori.

LE FFP1: Assicurano un livello più alto di protezione e rappresentano un’alternativa alla mascherina chirurgica. «Filtrano infatti l’80 per cento delle particelle ambientali con diametro 0,6 millimicron», spiega Santagada, che fa una distinzione tra quelle senza e con valvola: «Queste ultime proteggono chi le indossa e non gli altri perché dalla valvola può uscire materiale infetto»

LE FFP2 :«Filtrano il 95 per cento delle particelle con diametro inferiore ai 0,6 millimicron. Bloccano così l’accesso del virus, sono dunque utili quando si lavora a contatto con pazienti Covid o casi sospetti e si è dunque più esposti al contagio», aggiunge il professionista. Attenzione, però: «Anche in questo caso la valvola potrebbe consentire il passaggio dei virus da parte di chi le indossa. Ecco perché questo tipo di mascherine FFP2 sono fondamentali per i medici e gli operatori; mentre quelle senza valvola vanno impiegate come strumento di protezione per sé e per gli altri da soccorritori e personale sanitario impegnato sul territorio, come strumento di prevenzione».

LE FFP3: Filtrano il 98-99 per cento delle particelle ambientali con diametro inferiore ai 0,6 millimicron. Anche in questo caso sono indicate per gli operatori sanitari che assistono i malati Covid, in particolare durante particolari manovre e tipologie di interventi che portano a espellere la saliva.
Le P2 o P3 Si tratta di mascherine in elastomeri o tecnopolimeri dotate di filtro sostituibile. «Con efficienza analoga alle FFP2 e FFP3. In più, hanno una migliore tenuta sul viso ma causano anche un maggiore disagio perché sono più pesanti».

LE VISIERE: Ne sono state distribuite 5mila a tutti i professionisti che operano nelle farmacie, nelle parafarmacie e nel servizio sanitario a Napoli e provincia: queste ulteriori protezioni trasparenti sono una ulteriore barriera che deve, tuttavia, considerarsi integrativa e non sostitutiva alle mascherine e a tutte le altre misure.

Il Mattino

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