Marco Capparella: “Il pubblico di Napoli? Il motivo della scelta di scendere di categoria”

Con Capparella non si è parlato soltanto del passato ma anche del suo impegno attuale con la sua scuola di tecnica individuale e sull’importanza di insegnare ai bambini le basi del calcio.

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L’ex calciatore azzurro Marco Capparella, ha risposto alle domande dei tifosi intervenendo a NapoliSoccer.net

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Come procede la quarantena? “Sto a casa come tutti quanti, mi trovo in un paesino abbastanza controllato dell’Abruzzo, Giulianova di preciso. I paesini più piccoli sono più facili da controllare rispetto alle grandi città”.

Di cosa ti occupi oggi? “Ho da 5 anni una scuola di tecnica individuale, ho fatto 2 anni a Venezia e da quasi 3 sono rientrato nel mio paese in Abruzzo. Insegnare calcio e le tecniche di base ai bambini? È importantissimo, nel calcio sono importanti le basi e noi le spieghiamo e le insegniamo tutte, in questo modo forniamo un apporto in più alla scuola calcio. Attualmente le scuole calcio hanno tanti bambini e fanno poche ore a settimana in campo. Hanno pochi centri a disposizione e dedicano a questo tipo di lavoro solo un’oretta e mezza, che in una settimana sarebbero 3 massimo 4 ore, che è pochissimo. Questi dati ci fanno capire che far crescere un bambino tecnicamente è molto difficile. La mia generazione – racconta Capparella a NapoliSoccer.net – invece è stata più fortunata, eravamo bravi tecnicamente; poiché eravamo sempre in strada con un pallone tra i piedi a giocare”.

Qual è l’elemento tecnico più difficile da insegnare? “Sono tutti difficili per chi non è portato. Con la ripetizione del gesto, la giusta determinazione, la passione riesci a fare tutto con molta tranquillità. I bambini sono come spugne assorbono subito tutto; quindi se hanno voglia, passione e quant’altro basta che fai vedere loro una cosa e apprendono subito. Mi alleno con loro, cerco di fargli vedere la giusta situazione, la giusta coordinazione e quant’altro. Sto in campo con loro, mi diverto e mi alleno insieme a loro”.

 Qual è il ricordo più bello che porti di Napoli e del Napoli? “Ne ho tanti, è stata una scalata fantastica abbiamo conquistato due promozioni ed abbiamo riportato il Napoli dove merita di stare. Siamo fieri e soddisfatti di aver dato questo grande contributo a Napoli ed i napoletani. La crescita esponenziale di questa squadra è merito di chi la gestisce, ha fatto un grande lavoro chi c’è dietro facendo arrivare il club dov’è oggi. Siamo arrivati a Napoli che non avevamo i campi, le casacche, i campi, questo fa capire la crescita che ha avuto negli anni, sono stati bravi il direttore, il presidente e tutti insieme abbiamo portato il Napoli dove meritava di essere. Dopo il nostro addio la società è stata ancora più brava a portare i campioni che hanno portato il Napoli nei primi posti della Serie A”.

C’è qualche scelta che non rifaresti? “Rifarei tutto quello che ho fatto, ovunque sono andato ho sempre dato il massimo. Ogni tanto senti dire qualche calciatore dire: ‘ma se avessi fatto questo, se avessi fatto quest’altro’, io invece rifarei tutto quello che ho fatto, lavorando tanto durante l’allenamento per poi dimostrare la domenica in campo di aver lavorato bene. I se e i ma se li porta via il vento”.

Cinque gol in azzurro qual è il gol che ricordi con più piacere? “Il primo con la Sambenedettese. E’ stato il mio primo gol la maglia del Napoli, poi quello contro il Perugia, che ci ha consentito la promozione in B. Sono contento di aver dato un apporto importante insieme ai miei alla scalata difficile dalla C alla A. Perché difficile la promozione? In B avevamo squadre fortissime come Juventus e Genoa ma siamo riusciti lo stesso a portare il Napoli in A, dopo un solo campionato di B. L’anno abbiamo dimostrato di starci alla grande e siamo andati in Coppa Uefa”.

Ti sarebbe piaciuto giocare nel Napoli attuale? “Non ho mai giocato in Champions quindi si, avrei preferito fare carriera in questo Napoli attuale. Credo che non solo io, anche i miei compagni dell’epoca avrebbero preferito giocare la Champions con il Napoli, ovviamente alcuni di loro ci sono riusciti”.

Chi è il giocatore più forte contro cui hai giocato? “Mi sono confrontato con tanti calciatori forti, se dico il più forte ho paura che qualcuno potrebbe offendersi. Con il Napoli ho giocato contro il Milan, aveva una squadra fantastica, pareggiavamo 2-2 e poi perdemmo 5-2. Quel Milan era una squadra fantastica, c’erano Kakà, Seedorf e Pirlo. Scegliete uno di questi campioni ed avrete il più forte”.

Per il Napoli sei sceso di una categoria, cosa ti ha spinto ad accettare la proposta della squadra azzurra? “È il pubblico che ti porta a fare una scelta del genere. Io in quel periodo giocavo in B all’Ascoli, ero secondo in classifica e lottavo per la serie A. Ad Ascoli mi trovavo benissimo, avevo uno spogliatoio importante ma quando ti chiama il Napoli non puoi dire di no. Napoli ha una platea pazzesca, trovare ogni domenica allo stadio 50/60 mila persona, è un qualcosa di pazzesco e di indescrivibilmente bello. Sono sicuro che nelle mie condizione qualsiasi giocatore avrebbe detto di si al Napoli”.

Qual è il giocatore più forte con cui hai giocato nel Napoli? “Eravamo una grande squadra, erano tutti bravi ma con caratteristiche diverse: Hamsik, Zalayeta, Cannavaro e Lavezzi. Erano tutti bravi ognuno con le sue doti e le sue caratteristiche. Erano giocatori importanti e l’hanno dimostrato nella loro carriera”.

Cosa ne pensi del Napoli di Gattuso? “Ha iniziato male poi ha avuto una sterzata importante. Quest’anno sto rivedendo il Napoli di una volta, ha avuto un sacco di problemi quest’anno ma sembrano superati. Secondo me questi problemi non sono dovuti né ai giocatori né ad Ancelotti. Soprattutto nelle prime dieci partite il Napoli è stato molto sfortunato, ci sono state partite che il Napoli doveva stravincere e invece ha finito per pareggiarle o perderle. Perciò – spiega Capparella a NapoliSoccer.NET – secondo me per questo ha perso consapevolezza e l’obiettivo e dopo aver visto allontanarsi Juve ed Inter non è più riuscito a riprenderle”.

Con chi vorresti giocare? “Qualsiasi giocatore in questo momento vorrebbe giocare con Cristiano Ronaldo o con Messi. Sono due campioni assoluti, fortissimi e ti danno una carica importantissima. Quando giochi con loro sei sempre portato a dare qualcosa in più, poiché sai che prima o poi ci pensa lui. Un po’ come quando è arrivato Ibra al Milan, che è scattato qualcosa in più nella testa dei giocatori”.

Cosa pensi della ripresa del campionato? “Il campionato di A inizia ma poi per gli altri campionati come funzionerà? O si inizia tutti o nessuno. Mi sembra di sognare quando sento dire che un campionato riparte ed un altro no. Deve finire prima questa situazione e poi far riparte tutti i campionati. Non importa se sia novembre dicembre, non importa quando, importa solo portare a termine tutti i campionati, quando questa situazione sarà finita. Non è giusto far iniziare solo la Serie A, ci sono ancora tanti, troppi morti al giorno e l’emergenza non è ancora passata. Mi spiace dirlo – conclude Capparella a NapoliSoccer.NET – ma io non trovo giusto far ripartire adesso la Serie A”.

La Redazione

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