Per un po’ ha temuto seriamente che quel gol segnato al Pescara al 26′ del secondo tempo la sera dell’8 marzo potesse essere l’ultimo della stagione. Riccardo Improta lo racconta facendo avvertire un sospiro di sollievo: «Sulle prime forse nessuno di noi si era reso conto di quanto fosse complicata questa situazione. Poi, col passare del tempo sono sopraggiunte le paure ed ho veramente pensato che quel quarto gol segnato agli abruzzesi potesse chiudere anticipatamente una stagione che merita un altro epilogo. Insieme a quel dubbio è subentrata anche la paura di rimanere in B dopo aver dominato la stagione. Ora per fortuna sembra di vedere un po’ di luce in fondo al tunnel e vogliamo essere tutti positivi: ho un briciolo di speranza che si possa riprendere e a questo punto spero anche di poter segnare il primo gol quando ricominceremo».
Il periodo di quarantena comincia a pesare a tutti. Come la stai vivendo?
«Sono tranquillo, mi conforta sapere che anche la mia famiglia sta bene, anche se mi dispiace per tutto ciò che accade al Nord. E’ una cosa irreale, sulle prime la Cina sembrava tanto lontana, poi invece ci siamo trovati dentro anche noi. Bisogna guardare al futuro seguendo le regole. Io continuo ad allenarmi ogni giorno: approfitto anche di una bella striscia d’erba che ho nel cortile che mi permette di fare degli scatti. Senza contare che utlizzo anche la salita del nostro garage per esercizi di forza».
Cosa ti manca di più in questo periodo?
«A casa, per fortuna, sto con mia moglie Valentina. Certo, mi manca il resto della famiglia, i genitori, i miei fratelli (Umberto e Giancarlo più grandi di lui giocano entrambi nel Portici, ndr). Proprio la sera della partita col Pescara sono stato a cena con papà e mamma, dopo ci siamo chiusi in casa. Mi manca, e tanto, anche lo spogliatoio: siamo veramente un grande gruppo, io e Roby Insigne siamo un po’ le “pesti”, è bello stare insieme. Credo che parte del nostro successo sia dovuto proprio a questo: il direttore è stato bravo a ripartire dal gruppo dell’anno scorso e inserire degli elementi fortissimi. Il fatto di essere diventati tutti amici ha aiutato. Questo Benevento mi ricorda la Spal che riuscì a scalare le categorie dalla C fino alla A sempre con la stessa ossatura».
Ti hanno definito il “dodicesimo titolare”, un ruolo che sulle prime sembrava andarti stretto. Poi sei diventato un’arma letale…
«E’ vero. Gli altri anni ho sempre giocato tantissimo ed avevo iniziato anche questa volta da titolare. Poi, Inzaghi ha cominciato a farmi entrare a partita in corso: con me in campo si cambia pelle e modulo, ci allarghiamo di più e risolviamo le partite. Un’arma letale? Credo di sì. Per altro abbiamo un grande gruppo e ci sta anche che dopo aver giocato da titolare, scivoli in panchina».
Con 69 punti in 28 partite, 20 lunghezze di vantaggio sulla seconda, 22 sulla terza. Chi merita più del Benevento questa serie A?
«Noi, in serie A, ci siamo già da un bel po’ e nessuno potrà togliercela. La cosa migliore sarebbe tornare in campo, ma se non dovesse essere possibile, beh, bisognerebbe trovare il modo per aprirci le porte alla massima serie. Diversamente sarebbe davvero una cosa insopportabile, qualche mio compagno ha detto che non giocherebbe più. Dunque, nel massimo rispetto per ciò che sta accadendo, dobbiamo solo pensare di riprendere a giocare».
Allenamenti particolari: distanziamento sociale, in campo quattro per volta, la doccia a casa. Sarà un’altra cosa irreale.
«Riprendere non ha prezzo, possiamo tornare in campo anche uno per volta. Possiamo contare su una società attrezzata, non ci manca niente, siamo fortunati. Noi vogliamo tornare a far sorridere la gente, perchè è questo ciò che si chiede al calcio. Ci manca la routine, questo momento ci aiuta a far capire quanto sia importante la vita di tutti i giorni. A volte ti arrabbi per delle banalità, ora l’unico desiderio è tornare a riabbracciarci».
La serie A, un sogno cullato per otto mesi: tu l’hai già provata, in un’esperienza troppo breve…
«Ho avuto una carriera un po’ particolare, ho perso due anni per un infortunio al ginocchio. Ero al Chievo di Sannino, mi faceva giocare titolare in A e conquistati l’Under 21. Poi, con l’infortunio cambiò tutto. Nel Benevento abbiamo una base solidissima da cui ripartire, un gruppo incredibile, una cosa unica. La serie A è un altro mondo, avremo bisogno di qualche rinforzo. Ma il mister e il direttore sanno cosa fare. Il la serie A la voglio giocare, l’anno prossimo ci voglio essere». Fonte: CdS