Ma è presto, ancora troppo presto, per fare i conti dello stop. Ed è per questo, che al momento, i proprietari dei club sono divisi in sette tavoli di lavoro per affrontare le questioni più calde.
- C’è una proposta di cancellazione del bando pubblicitario imposto alle società di scommesse (all’incirca 100 milioni che possono essere recuperati con queste sponsorizzazioni che all’estero sono consentite),
- la revisione della Legge Melandri sui diritti Tv, che oggi prevede la vendita di pacchetti relativi a un triennio (il prossimo è quello 2021-2024),
- la legge sugli stadi con la richieste di una semplificazione della burocrazia e così via dicendo.
I presidenti, ancor ieri, consapevoli dello scenario che cambia ogni giorno e delle incertezze totali, non hanno ancora fissato appuntamento con il governo. Fino a che non sarà chiara l’entità del danno impossibile formalizzare richieste all’esecutivo: se si dovesse tornare a giocare a porte chiuse da maggio fino al 30 giugno si calcola una perdita tra i 170 e i 190 milioni di euro.
Ma c’è sempre in piedi l’opzione peggiore:
- che il campionato non riprenda più.
In quel caso, il buco sarebbe compreso tra gli 700 e i 900 milioni di euro. Ieri la Uefa ha lasciato intendere che per almeno una stagione (ma ne serviranno almeno altre due secondo gli esperti) il principio del fair play finanziario salterà. Ma è evidente che è tutto solo al principio: di sicuro, c’è la consapevolezza evidente di un Paese in ginocchio con scenari inquietanti. Fonte: Il Mattino