La ripresa del campionato a giugno? C’è il grande dubbio dell’immunologo
Francesco Le Foche, medico immunologo, responsabile del day hospital di immuno-infettivologia del policlinico Umberto I di Roma.
Sulla ripresa del campionato risponde ai microfoni deL CdS
Riprendere a giugno è realistico?
«Dubito molto fortemente. Un contesto così socialmente aggregante ed empatico come il calcio è l’antitesi dei comportamenti che si devono avere nell’emergenza sociale di un virus. Una minaccia per definizione».
Se le aggregazioni empatiche sono un fattore fondamentale di contagio, siamo di fronte a un’illusione collettiva delle istituzioni del calcio, quando immaginano di ricominciare entro giugno?
«La Cina docet. Ci vogliono certezze. Che vuol dire una stabilizzazione vera prima di ricominciare. Molto probabile che il virus circoli in modo ridotto da qui all’autunno. Dopo di che potrebbe esserci una ripresa dell’attività virale. Stiamo, ovviamente, ragionando per ipotesi».
Non c’è da essere ottimisti…
«In quanto alla diffusibilità, no. Questo virus continuerà a diffondersi. Noi, grazie anche all’aver studiato quanto accade al nord, l’abbiamo ridotti ai minimi termini, ma non basta per tornare alla realtà di prima. Da qui ai prossimi mesi dobbiamo riorganizzarci in modo diverso».
Molto improbabile dunque il via libera alle aggregazioni prima della fine dell’anno?
«Di quelle sportive in particolare. Anche perché, se da noi il virus andrà a ridursi, la tendenza è a crescere in Francia, Germania, Spagna e Inghilterra. Tutte nazioni che hanno un ruolo centrale nelle competizioni internazionali».
Il rischio è il collasso del sistema. Riprendere a porte chiuse per evitarlo?
«Potrebbe essere una soluzione».
Fonte: CdS