Zoff: “Sarei sceso in campo, ma a decidere deve essere il Governo”

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Adesso il calcio lo osserva, Dino Zoff. Ma è uno dei monumenti di questo sport, una leggenda. Campione del Mondo con l’Italia nel 1982 ed Europeo nel 1968, coppe, scudetti e trofei…Allenatore di club e ct nazionale…Anche lui segue con attenzione le ultime vicende del mondo del calcio legate all’emergenza coronavirus.

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Secondo lei è giusto fermare il calcio, oppure andare avanti? «Per me chi ha la responsabilità di condurre il Paese è deputato a decidere. Dipende solo e soltanto dalle decisioni prese dal Governo che sono frutto di consultazioni con pool di esperti. Quindi, se ha deciso che il campionato si può giocare a porte chiuse la cosa da fare è attenersi a questo».

Il presidente dell’Assocalciatori Tommasi ha chiesto con fermezza lo stop ai campionati: lei che ne pensa? «Ha espresso la sua posizione ed è stato giusto farlo perché ogni componente ha un suo peso. Ma ripeto poi a decidere in situazioni di emergenza nazionale, come lo è questa legata al Coronavirus, è il Governo: nell’ultimo decreto è stato previsto di poter giocare con la sussistenza delle condizioni di sicurezza e delle opportune precauzioni per i calciatori».

Intanto martedì c’è un consiglio straordinario della Figc e da lì potrebbe partire la decisione dello stop al campionato. «La Figc dopo la riunione straordinaria di martedì esprimerà il suo parere in merito e prenderà la sua posizione, la stessa cosa ha fatto e farà la Lega. Si tratta di una situazione che si evolve costantemente, non si possono fare previsioni e tutto può mutare momento dopo momento».

Lei sarebbe sceso in campo in questa giornata di campionato? «Sì, lo avrei fatto».

Senza paura? «La mia paura sarebbe stata la stessa di qualsiasi altra persona che sta vivendo questa situazione drammatica. Ma non avrei avuto paura di giocare sapendo che sussistevano le condizioni giuste per farlo senza rischi».

Ma lei nella sua lunga carriera ha mai giocato a porte chiuse? «No, però ne ho viste diverse di partite del genere in Tv».

Non è calcio così? «Il calcio resta calcio, legato alla partita, a quello che succede in campo. Ma sicuramente non è una cosa piacevole per un calciatore perché manca il supporto del pubblico: con i tifosi allo stadio è tutta un’altra cosa».

Può influire sul rendimento dei calciatori? «Sicuramente è una situazione anomala.Ma poi vale sempre il risultato del campo: i calciatori trovano comunque la concentrazione per provare a vincere la partita».

Le porte chiuse: si è giocata così Juve-Inter, una partita scudetto. «La decisione era legata alla drammaticità della situazione. Certo, senza pubblico manca il pathos, l’entusiasmo per un gol segnato, la delusione per una rete subita. Sicuramente è una cosa ben diversa da una partita giocata con il pubblico sugli spalti».

In un momento così drammatico il calcio in Tv ha potuto rappresentare ieri un attimo di distensione? «Questo sì, almeno c’è stato un po’ di svago perché il calcio rappresenta la passione più grande per gli italiani e sicuramente ha consentito per qualche ora alla gente di distrarsi davanti alla Tv distogliendosi per un po’ dalle notizie del dramma al Coronavirus. Ma è chiaro che alla base c’è sempre la sicurezza dei cittadini, in questo caso dei calciatori, tecnici, accompagnatori, dirigenti e di tutti quelli che ruotano intorno all’organizzazione di una partita di calcio».

Ora secondo lei cosa succederà: non solo i campionati ma anche gli Europei sono a rischio? «Impossibile dirlo in questo momento, bisognerà seguire l’evolversi di questa emergenza».

Fonte: Il Mattino

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