Lamberto Boranga: “Bisogna imporre il tampone ai calciatori”
Lamberto Boranga è sempre in prima linea. Oggi come a metà degli anni 70: portiere (ma anche atleta nel salto in alto) ieri, medico specialista in medicina interna ora. 77 anni e non sentirli.
Da calciatore e da medico come valuta il momento che sta vivendo il calcio italiano? «Effettivamente una situazione del genere non è mai capitata prima. Ma una cosa è certa, se ci fosse la possibilità in prima o seconda categoria, io tornerei a giocare anche adesso».
Ma questo vuol dire che in campo non c’è pericolo di ammalarsi? «I giocatori difficilmente possono infettarsi o quanto meno nel loro organismo la malattia si svilupperebbe in maniera diversa».
Ovvero? «Un giocatore ha difese immunitarie più alte della media. E poi ha un organismo e un apparato polmonare e cardiaco al top. E non dimentichiamoci che i calciatori hanno un’alimentazione sana, cosa che non guasta affatto. Ecco perché è meno difficile che possano contrarre il virus o comunque in loro attecchirebbe in una forma attenuata».
Però ogni calciatore potrebbe diventare portatore sano. «Questo è il problema. E infatti non mi stupirei se assistessimo a meno abbracci dopo i gol».
E non solo… «Da medico dico che è opportuno giocare a porte chiuse».
Quindi è favorevole a far proseguire il campionato? «Assolutamente. Non possiamo toglier una tale valvola di sfogo agli italiani in un momento così delicato come questo. Molta gente sta a casa in isolamento e se non gli fai manco vedere il calcio, che fa tutto il giorno per distrarsi?».
Soluzioni? «La Federazione dovrebbe imporre il tampone a tutti i calciatori che entrano in campo. Tanto i soldi della Figc ci sono. Questo è sicuramente un buon modo per mettere tutto in sicurezza e vigilare sulla salute del singolo calciatore e di tutta la squadra. Perché nello spogliatoio eventualmente se c’è una persona che ha contratto il virus ed è portatore sano allora può diventare un casino per parenti e per tutti quelli che frequentano».
Che previsioni pensa di poter fare su questa situazione? «Non è una situazione drammatica, ma certamente molto seria. L’unica cosa da fare è la prevenzione. Il virus avrà la sua durata, ma poi morirà. E una cosa è certa: il prossimo anno andrà fatto il vaccino».
Il Mattino