Ciccio Marolda: “La notte del San Paolo è quella delle 3 M”

L’ombra del Pibe con Messi e Mertens

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Sì, la sera delle 3 M, le tre emme. Due sul terreno di gioco e l’altra nell’ aria, nella notte, nel cuore. Napoli/Barcellona ed il calcio. Ne parla Ciccio Marolda:

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Siete mai rimasti, dopo una notturna, in uno stadio muto, vuoto, con le luci basse? Fatelo, se potete. Vivetela questa sensazione strana, pure un poco misteriosa, che segna il rapidissimo passaggio tra il clamore di gioie e patimenti collettivi e la solitudine del tifo. Anzi, del tifoso, il quale in un attimo torna ad essere “io” dopo essere stato “noi”, avrebbe detto Galeano. Eccolo il San Paolo vuoto. Luci spente su Napoli-Barcellona. Carnevale è finito e la partita anche. Ma forse non è neppure vero. Perché tra le ombre di quel prato mezzo buio la festa non si ferma. Non può fermarsi. Ancora si rincorrono i fantasmi del pallone. Tre davanti a tutti in questa notte dei ricordi e del futuro: quello di Ciruzzo Mertens perché a lui un posto spetta di diritto, è ovvio; quello di Leo Messi, al quale dopo tanti successi, tanti gol e tanti prati non poteva mancare proprio questo; poi quello dell’altro Pibe. Quello originale. Quello “de oro”, che pure trent’anni dopo dove lo metti metti ci sta sempre bene. Quelli delle Tre Emme sono là e ti convinci che nella fantastica storia di Mertens – bomber senza contratto ma anche senza tempo e ormai senza eguali su quel prato – e anche in quella di Leo Messi Napoli per forza ci doveva stare. Perché Napoli è città di calcio. E non sono così tante nel mondo quelle vere. Ma questo Messi, per la prima volta a Napoli, lo sapeva già, glielo aveva raccontato proprio Lui in certe notti marsigliesi, durante un ritiro con la Seleccion. Quello che il ragazzo dei palloni d’oro non sapeva, che non s’aspettava era l’accoglienza dei napoletani. Tutta per lui. Per il campione (in verità ieri appannato, lento, fors’anche appesantito da tutte quelle mozzarelle caricate sul bus del Barca) al quale per una di quelle magìe del calcio che non si possono spiegare, Napoli s’è sempre sentita assai vicino. Chissà se gli era capitato da altre parti. Quel che è certo è che Napoli, la Napoli del calcio, prima della partita – e solo prima – non aveva mai manifestato così spudoratamente la sua ammirazione per qualcuno con un’altra maglia addosso. Ma perché? Si può spiegare tutto solo con questa putativa “parentela” con il grande Emme? No. Forse c’è dell’altro. Forse c’è che una città di calcio sa apprezzare chi del calcio non ne fa solo un mestiere, chi il calcio non lo gioca solo, ma lo crea, lo inventa, ne regala la bellezza. E quand’è così, non conta, non può contare, il colore della maglia”.

Fonte: CdS  

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