Il coro dell’odio più becero: «Napoletano Coronavirus». Eppure è qui, a pochi chilometri da Brescia, che ci sono cittadini costretti, dolorosamente, in quarantena. Eppure c’è un Paese intero che si è mobilitato per evitare che la pandemia si possa estendere. Tutto inutile, perché poi si entra in uno stadio, a vedere una partita, e un gruppo di deficienti con la scusa di essere tifosi iniziano a inveire contro quelli avversari, i tifosi del Napoli, associandoli al virus che semina morte e terrore in questi giorni in Italia e nel mondo. Ma questa resta la terra del «terrone» e quindi di cosa c’è da stupirsi? Magari sarebbe servito il buon senso di Orsato, un richiamo dello speaker, un mezzo segnale di intolleranza totale nei confronti di chi è intollerante a prescindere, anche quando gli altri non c’entrano nulla.
NESSUNA SOSPENSIONE
E quindi eccoli i cori dell’odio, quelli di discriminazione o meglio di razzismo. Ancora una volta qui a Brescia. Prima «napoletani coronavirus», poi colerosi, poi lavali col fuoco… in alcuni casi ne erano in 50, in altri molto di più. Gli ispettori federali avranno sentito? Certo, scatterà la solita multa. Poche migliaia di euro. Bisogna cacciarli dagli stadi, queste persone: non c’è rimedio. I tifosi del Napoli, dalla parte opposta alla Nord che incitava all’odio, replicava prima con altre invettive poi con un «pagaci le tasse» che è l’unico momento della serata dell’odio a regalare un sorriso.
Fonte: Il Mattino