È finito un ciclo. Si usa dire così – e il Napoli di questi tempi lo sa bene – quando allenatore e giocatori non legano più. E le squadre in campo appaiono svagate, disattente. Tanto da prendere, come è accaduto al Torino, undici gol in due partite. Un 7-0 dall’Atalanta e un 4-0 a Lecce. Numeri che non ammettono repliche. E che hanno portato il vulcanico presidente Cairo a esonerare di fatto Walter Mazzarri (per gli almanacchi è una risoluzione consensuale), per Moreno Longo.
L’ETERNO 3-5-2
Proprio lui, l’arcigno toscano che ha dato il meglio di sé prendendo le squadre in corsa e rigenerandole. Probabilmente chiede troppo ai suoi giocatori, li spreme nel segno di quel 3-5-2 diventato il suo marchio di fabbrica ma dal quale non è stato capace di distaccarsi negli anni. Superato dall’evoluzione tattica dell’ultimo decennio. In corsa sin quando le sue squadre avevano sprint, legate com’erano alla condizione atletica.
E il Torino un po’ è sulle gambe da qualche domenica. Colpa di una preparazione iniziata a giugno, per i preliminari di Europa League (eliminati poi comunque dal Wolverhampton). E così, come ha detto Cairo, «per il Torino è il momento di resettare dopo una settimana orribile». E ora come resetterà il 59enne tecnico di San Vincenzo? Si riprenderà dallo stress di questi mesi. Lui che in panchina non si è mai risparmiato, arrivando a certi dopo partita rosso in faccia e con le coronarie a mille, tanto da fermarsi un paio di volte ai box.
Accadde anche con il Napoli nel 2012 dopo un Napoli-Chievo. Un malore e un ricovero alla clinica Montervegine. E proprio in azzurro Mazzarri ha raccolto le sue soddisfazioni maggiori, nonostante poi una breve puntata all’Inter e nella Premier con il Watford. E la città e la squadra con lui hanno riabbracciato, dopo anni di patimenti, il grande calcio. L‘Europa, la Champions, la Coppa Italia. La sua era una squadra che non si arrendeva mai. Fonte: Il Mattino