Riavvolgiamo il nastro, partiamo dalla frattura di Meret a Dimaro

La situazioni portieri analizzata dal principio

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In principio avrebbe dovuto essere Meret il punto di riferimento – almeno idealmente – perché poi nella pratica l’attuale numero uno (di casacca) risultò inutilizzabile. Stoppato all’inizio del ritiro della scorsa stagione da quella frattura all’ulna del braccio sinistro che lo sottrasse al campo per ben cinque mesi (sino al match dell’8 dicembre 2018 col Frosinone). Debuttò Karnezis, in seguito alternandosi con Ospina – arrivato a campionato già decollato. Che poi prese progressivamente piede, facendosi l’intero girone di Champions, continuando bene o male ad alternarsi per il resto dell’annata col Meret pienamente ristabilito. E con lo stesso Karnezis, allorché il colombiano fu costretto a fermarsi per quel colpo al capo (Napoli-Udinese) ed in seguito per le condizioni di salute del papà.  

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Insomma, gerarche consolidate con Ancelotti anche se spazi aperti (proporzionalmente) all’intero trio di porta che, al tirar delle somme, fu (nel complesso) in grado d’offrire solide garanzie. Con Meret in crescita esponenziale, Ospina reattivo nonché ispirato coi piedi, Karnezis pronto in caso d’emergenza. Suppergiù lo stesso leitmotiv con la nuova stagione: stavolta con Alex in pole (sempre presente in Champions) e David pronto al subentro (zero minuti invece per Orestis). Sino al fatidico “terremoto” del 5 novembre e a tutto ciò che ne è derivato.

Fonte: CdS

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