Il giornalista Antonio Corbo, nel suo editoriale su La Repubblica, ha analizzato il momento azzurro dopo la vittoria in extremis contro il Sassuolo: “Otto partite e neanche una vittoria. Quando si scavava in archivio per cercare serie negative peggiori. Un autogol da tre punti è il primo fascio di luci che si vede dal lungo tunnel. Che sia finito è probabile. Di nuovo c’è la migliore condizione espressa nella ripresa, forse anche la fine di una ossessione. Il modulo. Perché le scene più penose del primo tempo rivelano al Napoli l’inganno che lo tormenta da mesi”.
Il modulo: “L’invocato 4-3-3 svanisce nel sofferto disordine della squadra, prima si intravede un 4-5-1 che tradisce la subalternità, si disperdono poi i tratti del modulo nel confronto che sembra troppo severo con il Sassuolo. Il 4-3-3 era un alibi, un falso pretesto per nascondere limiti personali ed il disastro collettivo di certi risultati. Ci siamo cascati tutti, nessuno che abbia rilevato la tristissima illusione di un Napoli che rifiutando il 4-4-2 di Ancelotti inseguiva ingenuamente un irripetibile passato. Il 4-3-3 che coincise con il triennio del bel calcio era interpretato da giocatori che non ci sono più, da Jorginho ad Hamsik, da Ghoulam a Higuain, con una catena di sinistra sempre a regime, con una indiscussa freschezza atletica, con giocatori che si riunivano in una identità di squadra, in un’idea di calcio coltivato in allenamenti ossessivi ma riconoscibili nelle partite”.
Ha aggiunto: “A quel 4-3-3 davano un fondamentale contributo i due esterni. Callejon e Insigne hanno reso possibile un congegno offensivo micidiale, perché in verticale traeva la sua origine a sinistra dalla sinergia di Ghoulam con Insigne, sostenuti da Jorginho e Hamsik e in orizzontale dall’abilità di Insigne e Callejon che sfruttavano l’ampiezza, elemento tattico lasciato in eredità da Benitez. Sulla destra Callejon correva in parallelo, esercitava senza palla il controlato, aspettava il passaggio lungo da sinistra per concludere o rimettere al centro. Ecco che cosa era il 4-3-3, e perché ha segnato stagioni luminose. Chi e che cosa rimane?“.