Il Napoli, quello nuovo, quello di Gattuso, prepara l’ostica trasferta di domenica contro il Sassuolo. I neroverdi attraversano un periodo positivo ed hanno ben figurato anche con le cosiddette big. Al momento, quindi, due realtà totalmente opposte. Ma per il Napoli l’imperativo categorico è uno: uscire dal periodo nero per trovare i risultati. Ne parla Massimo Rastelli, che la maglia azzurra l’ha indossata nella stagione 2001/02 ai microfoni de Il Roma:
Un Napoli trasformato nell’ultimo anno. Da dove parte l’involuzione? «Nel corso dei mesi sembra quasi che il Napoli abbia perso motivazioni, entusiasmo, quel divertirsi che aveva fatto innamorare del gioco del Napoli».
L’esonero di Ancelotti era l’unica scelta fattibile arrivati a quel punto? «Purtroppo noi allenatori siamo i primi a pagare quando le cose non vanno ed i risultati non arrivano o sono inferiori alle aspettative. Siccome non si possono cambiare i giocatori ed altri componenti societari, il primo a saltare è il tecnico con la speranza che chi subentra possa dare una scossa e cambiare l’inerzia della stagione».
Riuscirà Gattuso a risollevare questo gruppo? «Solo il tempo e i risultati lo diranno. Gattuso ha dimostrato di essere un allenatore capace di dare grandi motivazioni e di far esprimere ai suoi un calcio piacevole. Ha delle idee, come fatto vedere al Milan. In una squadra piena di qualità penso possa incidere come lui vorrebbe, anche grazie all’entusiasmo di questa piazza».
Di cosa ha bisogno il Napoli per venire fuori da questo periodo nero? «Che ognuno abbia un grande senso di responsabilità e dia quel qualcosa in più che sicuramente non è riuscito a dare in questo avvio di stagione. Anche perché tutti i calciatori sono consapevoli di non esser riusciti ad esprimersi al meglio. Quando si raggiunge questo grado di responsabilità credo che poi ognuno riesca a dare il massimo di se stesso».
Quanto è complicato lavorare in un ambiente come quello napoletano? «Il nostro è un mestiere fatto di emozioni, di pressioni. Quindi fa parte del gioco. Chi vuole allenare a grandi livelli, chi vuole stare ad alti livelli deve passare per queste piazze e gestire queste pressioni. Lì si vede l’abilità di un calciatore e di un allenatore».
Siamo di fronte alla fine di un ciclo? «Essendoci alcuni giocatori in scadenza ci sta che si parli di fine ciclo. Ci sta anche che chi ha fatto grande questo Napoli negli ultimi anni possa andare da un’altra parte. Da lì a gennaio prima e a giugno poi bisognerà inserire quei giocatori con le caratteristiche che possano riaprire un ciclo che sembra finito. Ma il calcio è bello perché in poche partite, in poche settimane si può ribaltare tutto».
Da chi ripartire? «Non mi piace dare consigli, perché vivo in questo mondo e so come funziona. C’è un direttore sportivo bravo a Napoli, una società forte con delle idee chiare. È loro il compito di valutare e decidere chi sono gli uomini adatti per accogliere i nuovi che arriveranno ed aprire un nuovo ciclo».
Una Serie A emozionante fino ad ora. Quale crede possa essere la griglia finale? «Il Napoli in passato ha dimostrato bene o male con gli stessi uomini di poter arrivare secondo in classifica e staccare la terza di molti punti. Significa che se il Napoli torna a fare il Napoli ha la possibilità di recuperare i punti di svantaggio dalla zona Champions. C’è tutto il tempo per recuperare, bastano 2-3 vittorie di fila per riportarsi in alto e mettere il fiato sul collo a chi precede».
Domenica Sassuolo-Napoli…. «Mi aspetto una gara diversa da quella vista contro il Parma, dove credevo che il cambio di allenatore avesse acceso la scintilla, almeno sotto l’aspetto emotivo. Gattuso avrà ancora tanto da lavorare per far sì che questi calciatori diano il meglio di se stessi. Mi aspetto un Napoli che faccia la gara e provi a vincerla, dando dimostrazione di essere squadra, cosa che al momento non è».