Insigne, adesso o mai più. Non ci ha messo tanto, Gattuso, per fargli capire che le chiavi del gioco e del futuro sono nelle sue mani. Lorenzo ha risposto presente. Lo ha fatto in maniera plateale, tra i pochi della squadra a prendere la parola nelle prime riunioni in cui Rino ha mostrato a tutti i motivi di quel soprannome «Ringhio». E allora il capitano ha replicato alle incitazioni del nuovo tecnico. «Non abbiamo alibi, qui nessuno pensa più alle multe o ad altro, qui tutti dobbiamo pensare solo a vincere e tornare in alto».
Sì, proprio il ragazzo di Frattamaggiore ha deciso che è arrivato il momento di prendere il Napoli sulle spalle. E lo ha fatto subito, senza sollecitazioni. Ha capito che il tempo dei mal di pancia, del malcontento, va messo da parte. Che c’è un bene che va al di sopra di tutto ed è la maglia azzurra. E quelle chiavi del gioco e del futuro, ora, non può permettersi di metterle sotto lo zerbino.
Basta sensi di colpa, basta lamentele. È un gruppo che ha uno spirito nuovo, che ascolta sul campo le esortazioni del proprio tecnico. Così diverso dalla calma di Ancelotti. Pretendeva metodi radicalmente diversi da quelli di Carletto. E Insigne & co. sono stati accontentati. Urla per tutti e Lorenzo è tra gli osservati speciali. Insigne andrà a giocare proprio dove gioca con la Nazionale di Mancini, in quel ruolo dove è cresciuto con Zeman e si è imposto con Sarri. «Serve lo spirito battagliero», gli urla Gattuso. Lui ascolta, ubbidisce e attende la partita con il Parma. Volevano una svolta, magari speravano che fosse Ancelotti a darla. Ma ora è tutto nelle mani dei calciatori. «Non mi importa se sbagli, fai così». Sembra essere tornati alla scuola di didattica, all’abc di quello che bisogna fare in campo.
Fonte: Il Mattino