Ci sarà poco altro da aggiungere, in questa vigilia strana delle tre giornate di Napoli (e di Ancelotti), che cominceranno ufficialmente alla “Dacia Arena”, proseguiranno al San Paolo con il Genk e infine chiariranno cosa sarà di lui, di quel Mito della panchina che incredibilmente vacilla, mentre intorno a sé restano – e ci mancherebbe – gli scudetti e le coppe e la gioielleria di famiglia che sta lì, a ricordar il passato. Ma Ancelotti si gioca il Napoli e lo fa a modo suo, dopo aver stravolto il proprio aplomb lunedì, in un faccia a faccia nel quale non è volata una mosca e s’è avvertito nitido il disagio per la sconfitta con il Bologna, per la (ri)apertura ufficiale di una crisi ch’è evidente, è di natura tecnica, è tattica, è psicologica ed ha bisogno di uomini e non di Freud per essere risolta. «Noi non siamo quelli che sembriamo». Fonte: CdS