I PILASTRI
Callejon è già scivolato ai margini, con le sue due panchine consecutive, e anche Mertens è entrato nel cast dei precari di una squadra che può anche rinunciare alla genialità di calciatori-simbolo. Mai alla voracità che al Napoli è mancata con il Genoa, a San Siro e anche – a tratti – con il Bologna, dove le difficoltà tattiche sono state superiori a quelle caratteriali. Ma nessuno è ormai intoccabile, è una categoria che può dirsi rimossa dalle schiere azzurre di Castel Volturno, stravolte da questo ciclone che si è abbattuto sul Napoli nelle ultime sei partite, ricche di niente, appena quattro pareggi e due sconfitte e la vittoria lontana più d’un mese.
IL CUORE
E il pericolo che diventi un’annata fallimentare, con il quarto posto a distanza siderale, Ancelotti ha scelto di sfidarlo a modo suo, stravolgendo una sua antica abitudine, il dialogo ma anche il senso autentico dell’estetica: il Napoli che verrà, da Udine in poi, dovrà avere gli occhi di tigre. Che sia 4-3-3, come sembra, o che si torni al 4-4-2, il risultato finale dovrà essere uno e uno solo: perché questi sono incredibilmente diventati dettagli assai marginali. Adesso è innanzitutto una questione di cuore.
Fonte: CdS