Il giornalista Antonio Corbo, nel suo consueto editoriale su Repubblica.it, ha commentato il pareggio interno a reti bianche del Napoli contro il Genoa: “Ancelotti entra con il suo preoccupato silenzio in uno stadio assente nelle voci, nei colori, nei sentimenti. Della partita sente l’insopportabile mestizia. Vorrebbe fosse l’ultima, si sente predestinato ad un pareggio oscuro e ai fischi finali, appare stanco l’illustre emigrante di ritorno che pensava di essere finalmente arrivato nella città dei sogni, si sente umiliato ed incompreso, sembra chiedersi come e perché gli sia diventata ostile la Napoli che aveva subito amato, che ora mette in discussione la squadra ma anche il suo lavoro, il suo passato, si può vincere tutto o quasi tutto in Europa per nove anni ed essere stremato da nove giorni d’inferno. Manolas accolto come l’altro Bronzo da abbinare a Koulibaly dissolve subito la suggestiva immagine, gigante sì ma finora discontinuo nelle presenze. Fuori uso adesso anche Allan, Malcuit ed il solito Ghoulam. Ci si mette pure Milik, sarebbe prezioso per intercettare i deliziosi spunti di Insigne capitano imbronciato ma attivo finché può, nella prima partita dopo la rivolta. Tocca ad un tandem più leggero che vivace. Si muove molto Mertens, ma non incide. Lozano si conferma talento ancora inespresso. Tutta la squadra si rivela stanca e insicura quando eccede nei retropassaggi, palla più restituita che inviata secondo idee e coraggio. Koulibaly e Di Lorenzo sono spesso all’attacco, ma se il secondo avverte la fatica di troppi impegni, Koulibaly splende negli interventi difensivi, con la ritrovata sicurezza. Il Napoli riprova quindi con Llorente al posto di Callejon, mentre Elmas rileva Insigne per dare più equilibrio al centro, ed ecco quindi l’eco della rivolta con fischi ora immeritati al tristissimo capitano. In una partita da vincere con furore il solito Napoli. Ancelotti è chiamato a capire prima perché questa squadra non reagisce: preparazione atletica, la sindrome dell’altrove che porta i giocatori a riflettere su un domani chissà dove? Dal flop alla fuga, addio Napoli“.