Riccardo Muni: “C’era una volta il campionato più bello del mondo”

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La partita con Atalanta  era un  banco di prova utile per testare le reali potenzialità del Napoli. La partita con gli orobici è stata giocata benissimo dalla squadra di Carlo Ancelotti, che sul campo l’ha vinta largamente. Andando oltre il risultato, un pareggio per 2 a 2, in campo c’è stata una sola squadra, quella azzurra, che ha surclassato la temibile formazione di Gasperini. Purtroppo, la direzione di gara è stata determinante ai fini del risultato, che ha pilotato fino a consentire agli ospiti di raggiungere l’insperato pareggio. Dei due, o forse anche tre, calci di rigore negati al Napoli si è già detto e scritto di tutto, così come dell’azione che ha permesso a Ilicic di battere Meret. Nel mentre, la Juventus riusciva a spuntarla sul puntiglioso Genoa, al minuto 96, grazie ad un nuovo calcio di rigore assolutamente inventato. Edo De Laurentiis, figlio del patron Aurelio, ha chiosato dichiarando che il calcio è morto. In realtà, il pallone italiano non è morto ma è solo molto malato, necessita di una corposa cura di pulizia dal male che lo affligge. Un sistema ben radicato che sta avvelenando il nostro calcio, svuotandolo di ogni forma di agonismo e rendendolo simile ad una fiction dall’epilogo già conosciuto. Triste e patetico il tentativo di far passare Llorente carnefice piuttosto che vittima. Non ci ha creduto nessuno, nemmeno di fronte ad immagini artefatte per l’occasione. Peccato, perché Napoli-Atalanta è stata una bella partita, tra due ottime squadre, avvelenata dal solito sistema arbitrale. Ci avete rotto il calcio, nessuno si diverte più ed il netto calo di abbonamenti alle pay tv ne sono la prova. Manipolando i campionati, sempre a favore dei soliti, avete rotto il giocattolo del gioco più bello del mondo. A poco è servito lo spauracchio della lotta alla pirateria, perché di falso e di piratesco c’è soprattutto l’istituzione nazionale. A Napoli ci si chiede che senso abbia continuare a recitare la parte della comparsa, di questa squallida pantomima, ed il dubbio è legittimo. A cura di Riccardo Muni

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