Umiltà e conseguente scossa: Ancelotti i segnali li ha mandati

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Ad Ancelotti non ha fatto piacere che il suo sfogo nello spogliatoio del San Paolo di domenica pomeriggio sia venuto alla luce. Ha però confermato, alla sua maniera, che l’atteggiamento degli ultimi tempi non porta da nessuna parte. Ora c’è il Torino: in fondo sa anche lui che la partita di domani forse è l’ultima occasione per rimanere agganciati al plotone e a se stessi. Pesa la questione di Insigne: mandare in tribuna il capitano non è un segnale di poco conto. Ancelotti lo ha fatto per ribadire la sua leadership nel gruppo, è evidente. Bisogna tornare alla solidità difensiva dei giorni belli e basterebbe quella delle ultime 4 giornate: appena 2 gol subiti. Ma anche cominciare a concretizzare la mole di lavoro offensiva. Dal bunker di Castel Volturno pochi spifferi: ma lì davanti Ancelotti punterà, è l’impressione, alla coppia d’attacco Mertens-Lozano con Insigne a fare da supporto. La parola chiave: l’atteggiamento. Quello che ha fatto acqua con il Brescia, quello che ha fatto perdere la pazienza ad Ancelotti. Vietati altri stop, vietati altri cali di tensione. I segnali che doveva mandare li ha mandati, prima domenica e poi nelle scelte di mercoledì a Genk.

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IL Mattino
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