Ruud Krol: « Mi spiace solo non aver giocato con Diego, sai che divertimento»
L'ex difensore del Napoli degli anni '80 intervistato dal CdS
Ruud Krol, intervistato dal CdS, ha rappresentato un tempo in cui è divenuto lo spartiacque, prima di lui il nulla e dopo di lui Diego. In mezzo c’è stato questo fuoriclasse accecante, che ieri s’è «ripreso» Napoli da Palazzo San Giacomo, in una mattinata intensa: una targa donatagli dal sindaco, De Magistris, e fuori il profumo di un’epoca che rimane.
Krol è uno dei «miti» di Napoli. «E Napoli è un’esperienza indimenticabile della mia vita. Ho vinto tanto, con l’Ajax, ma quando sono arrivato qua ho trovato altro, un ambiente straordinario, un affetto inaspettato. Dopo la prima amichevole, la gente mi cercava ovunque. Peccato non aver vinto e noi lo scudetto lo avremmo meritato».
I ricordi non le mancano. «Quattro anni sono volati via, ma nel mio cervello resta ogni giorno, anche quelli terribili del terremoto. Ho amici, e sono tanti, che mi ricoprono del loro affetto e che ricambio, perché quel tempo vissuto qua non sparirà mai dalla mia memoria. Mi spiace soltanto non essere riuscito a giocare con Maradona, ci saremmo divertiti e saremmo stati felici insieme».
La tv aiuta a sapere tutto del «suo» Napoli «Lo seguo sempre, l’ho visto con il Liverpool ed è stato fantastico. Ho letto le dichiarazioni di Klopp, allenatore intelligentissimo, e dopo quella serata, vista la prestazione, ci sta che dicesse una cosa del genere. A me, dico la verità, il Napoli sembra una squadra più europea».
Il giorno dopo la notte buia s’avverte la delusione. «Il pessimismo dopo una sconfitta rientra nelle abitudini del tifo: ma basta una vittoria per scacciarlo via e la partita con il Brescia di domenica può aiutare a dimenticare. Ma a me il Napoli del secondo tempo con il Cagliari ha fatto un’ottima impressione, ha costruito tanto, ha sbagliato, ha trovato un portiere in forma sulla propria strada: e partite come queste, in cui hai varie occasioni e non segni, alla fine le perdi. Sono leggi antiche che resistono. Ma ora si ripartirà più forti di prima».
E’ impossibile considerare Koulibaly un suo erede. «A me piaceva dirigere il gioco, lui osa, ha attitudini differenti. Se l’eredità viene intesa come termine di paragone, sono d’accordo, è impossibile».
Lei di Lozano sa tutto. «Deve ambientarsi: non è semplice capire immediatamente il calcio italiano. E’ successo anche a Ibrahimovic di aver bisogno di tempo, i suoi primi sei mesi non mi sembra fossero stati indimenticabili. Deve conoscere le abitudini dei suoi compagni, quelle dei difensori, calarsi in un nuovo ruolo: aveva sempre recitato nel 4-3-3, adesso Ancelotti gli chiede altro. Dategli tempo e non vi deluderà. Lozano può giocare ovunque, in qualsiasi zona del campo, ma deve inserirsi».
Sarà ancora l’anno della Juventus? «Vince ma non mi convince, però deve essere una loro caratteristica».
De Ligt fatica. «Come Lozano. C’è una bella differenza tra la serie A e l’Eredivisie e per afferrarne i meccanismi bisogna aver pazienza».
L’Inter va. «Ed ha una bella personalità, quella del proprio allenatore».
Lei oggi va a Castel Volturno a salutare Ancelotti. «Ha uno stile che mi piace e anche tanto. Sarebbe stato bello poter giocare con lui, ma io sono più anziano».
Napoli è innamorata di Krol. «E io non mi aspettavo questo riconoscimento del Sindaco, sono molto felice e per me rappresenta un vero onore. Perché io amo Napoli».
La Redazione