La rivoluzione (silenziosa) s’è conclusa rumorosamente e ora ch’è tutto finito, che si potrà anche tirare il fiato e ripensare a questi lunghissimi tre mesi vissuti in apnea, c’è un altro Napoli, rivoltato in lungo e in largo dal campo alla panchina. Sei acquisti (con il last minute del giovanissimo Vianni dell’Entella) e quattordici cessioni (con Machach all’ultimo momento al Cosenza), un lavoro sottilissimo per rinnovarsi e per rileggere dentro se stesso, per assecondare le esigenze del bilancio e sostenerlo secondo (fertile) progetto:
115 milioni investiti (50 per Lozano, 36 per Manolas, 17 per Elmas, 10 per Di Lorenzo e le commissioni per arrivare a Llorente) e
151 incassati (con i 25 di Verdi, passato in extremis al Torino: 3 per il prestito con obbligo di riscatto fissato a 22), una struttura ora snellita da speranze che non sono esplose (Diawara e Rog, per esempio), magìe (Inglese e Vinicius) che hanno favorito plusvalenze autentiche, cessioni divenute necessarie e irrinunciabili (Chiriches strappato dal Sassuolo per una cifra «rispettabilissima») e un organico «arricchito» dall’autorevolezza di totem difensivi e dalla esuberanza di un talento giovanissimo che più giovane non si può come Elmas. Fonte: CdS