Da sempre Camorristi e Narcos amano intrecciare rapporti con le personalità dello sport, ne è un esempio Vincenzo Cutolo, noto come Borotalco. Figlio di Salvatore (detenuto dal 2007), gli affari legati alla droga all’ombra della zona “44” (zona di via Marco Aurelio), non potevano mancare i contatti col mondo del calcio. l’informativa dei carabinieri su Cutolo racconta, oltre i suoi “affari”, anche alcuni contatti con gli ambienti sportivi. Il tifo per la Roma lo ha portato anche ad avviare conversazioni con alcuni esponenti del club giallorosso, come ad esempio Daniele De Rossi. Tra gli altri anche Floro Flores (la cui sorella ha sposato un soggetto ritenuto vicino allo stesso Vincenzo Cutolo), ovviamente né Flores e né De Rossi c’entrano con la “mansioni” di Cutolo ma i nomi dei due calciatori sono finiti comunque nel calderone dell’inchiesta nonostante siano estranei ai fatti. Come ad esempio a conversazione tra i due calciatori sugli allenamenti di Zeman:
De Rossi: «Stavo vedendo la partita della Lazio… prima non facevo un massaggio manco morto, ora tutto massaggi e stretching»;
Floro Flores: «Da quando ti stai allenando con Zeman sei morto…»;
De Rossi: «Ma tu ce l’hai avuto? Lo hai mai avuto?»;
Floro Flores: «Sai quando ho avuto Zeman? La prima partita che ho fatto in serie A, allora ero giovane, tutta forza ed entusiasmo».
L’AUTORITÀ DEL BOSS
Ma a che serve inserire intercettazioni del genere in un’informativa di pg? Scrivono i carabinieri: «Si tratta di conversazioni apparentemente prive di elementi degni di nota, che sono state considerate di interesse al mero scopo di rimarcare la figura autoritaria di cui sembra godere il Vincenzo Cutolo in ogni ambiente e/o realtà sociali da egli frequentate (ad esempio: eloquenti e sospette disposizioni impartite a «omissis», contatti confidenziali con noti calciatori, etc etc)». Contatti abbastanza unilaterali, se si pensa che l’ex capitano della Roma si limita a rispondere ai saluti del collega (che evidentemente usa il telefono di Cutolo senza immaginare di essere finito in un’indagine della Dda di Napoli), concedendosi giusto un paio di battute.
LE PASTIERE
Ma non è finita. C’è un secondo capitolo legato al rapporto con i calciatori, in relazione ad alcune pastiere che – è il 6 gennaio 2013 – sarebbero state inviate a Trigoria, come omaggio tributato a Daniele De Rossi, il giorno prima della partita Napoli-Roma. Questa volta ad essere intercettate sono le conversazioni tra Vincenzo Cutolo e un non meglio identificato «uomo», che lo informa del presunto incontro avuto con De Rossi.
Uomo: «Enzù, De Rossi non gioca…».
Vincenzo: «Perché?».
Uomo: «Perché si è bloccato il collo, non ce la fa a muovere il collo, hai capito?».
Vincenzo: «Ma che dici».
Uomo: «Eh, devi morire. Me lo ha detto ora, quando gli ho portato le pastiere…».
Vincenzo: «Ma chi? Hai trovato proprio Daniele?».
Uomo: «Eh, quello è sceso proprio lui giù, se le è venute a prendere, mi ha detto di ringraziare Enzo e mi ha detto: perché abbiamo fatto questo?». Poi c’è un riferimento a un non meglio identificato «Alessandro», al quale l’uomo avrebbe fatto un’altra consegna, ricevendo in cambio la promessa di ospitalità a Trigoria: «Mi ha detto Alessandro – aggiunge l’interlocutore di Cutolo – che quando vogliamo andare a Trigoria, basta che chiamiamo lui».
Semplici cortesie tra tifosi e calciatori, su cui conviene fare chiarezza: a differenza di quanto raccontato dall’interlocutore di Cutolo jr, il 6 gennaio De Rossi sarà in campo, nella partita persa dalla Roma al San Paolo per 4 a 1. Fatto sta che subito dopo la trascrizione dell’intercettazione, secondo quanto risulta al Mattino, la Procura di Napoli ha chiuso il capitolo «pastiere», sgomberando il campo da suggestioni o ambiguità: non era una parola in codice per celare altro materiale, ma dolci napoletani, vere e proprie pastiere spedite a Trigoria da parte di un soggetto che ama il bel mondo, coltiva una passione per la Roma e ammira il talento di Daniele De Rossi. Inchiesta condotta dal pm Francesco De Falco e dall’aggiunto Giuseppe Borrelli, migliaia di pagine agli atti, non manca una conversazione tra Vincenzo Cutolo e il fratello Aniello (altro calciatore professionista, estraneo alle accuse ipotizzate dalla Dda a carico del presunto clan Cutolo), ma il discorso questa volta non riguarda dolci o metodi di allenamento: i due fratelli commentano un’iniziativa della Procura riservata alla madre dinanzi al Tribunale di Sorveglianza. Affari di famiglia che ora toccherà ai giudici chiarire nel corso di un probabile processo a quelli della «44»
Fonte: Il Mattino