Calcio Femminile – Fernanda: «Bravi Uefa e Stephanie»
Fernanda Colombo, 30 anni, ex arbitro brasiliano
«Felice per Stephanie, ancor di più per il coraggio dell’Uefa». La voce (pardon, la parola) arriva senza il jet lag del consistente fuso orario dal Brasile. Il fatto di essere ormai un ex arbitro, carriera lasciata per inseguire l’altra sua grande passione, il giornalismo, secondo il Corriere dello Sport, non le fa perdere il punto di vista. Fernanda Colombo è molto più che bella. E’ competente, mangia pane e calcio, guarda tutto (anche il «calcio Nutella», ovvero il calcio europeo, come lo chiamano dalle sue parti). E la notizia dell’anno, quella di una donna arbitro designata per la finale di Supercoppa Uefa fra il Liverpool e il Chelsea del prossimo 14 agosto, fa parte di quelle tessere del puzzle che servono per rimettere a posto le cose. Ecco perché Stephanie Frappart designata è qualcosa di più che un semplice spot: «Perché l’Uefa ha avuto il coraggio di affrontare il pensiero sessista di che solo gli uomini sarebbero capaci di arbitrare le partite più importanti del calcio maschile». Boom, colpiti e affondati.
QUESTIONE DI MERITO
Il discorso finisce per essere «di genere», perché – dice la Colombo – «sono convinta che molti arbitri maschi la pensano così, che una donna non può arbitrare una partita maschile così importante. E questo non è bello. Anzi, a me personalmente fa schifo (testuale) pensare che una donna non venga valutata come un uomo». Meglio chiarire, allora, e la testa finisce al dopo partita di Istanbul, fra una decina di giorni: «Se succederà qualcosa la sera della finale, se ci saranno degli errori, sarà sottolineato che è stata scelta una donna, non che abbia commesso degli errori, come sarebbe avvenuto se a dirigere la partita fosse stato un uomo. Non si parlerà mai solo degli errori. Ma della scelta che sta a monte. Perché, nel calcio, mai una donna è stata valutata come un uomo. E a me questo non piace propri, mi fa schifo».
MAI PIU’ DIFFERENZE
La sostanza è che non dovrebbero mai esserci differenze. Anche quando il discorso scivola sul merito, non dell’essere donna o uomo, ma di avere le competenze o meno. E’ vero, la Frappart è stata promossa nella Ligue1, dopo averne diretto due partite nei mesi scorsi pur appartenendo alla Ligue2. Ma il suo nome non compare nelle liste delle quattro categorie dell’Uefa abilitate a dirigere dai preliminari di Europa League e Champions fino alla finale: «Un errore, aver diretto una finale del Mondiale non basta per essere considerata un arbitro capace di dirigere una finale come quella di Istanbul? Le regole, in questo calcio maschilista e sessista, per le donne non c’erano. Ora l’Uefa ha iniziato a correggere questo errore. Che sia capace lo dimostra la scelta di Rosetti: rischierebbe il posto solo per “stupire”»? Chiaro, Fernanda. Cristallino….
La Redazione