Sarri estasiato dalla Juve: “”Come mi hanno convinto?Non serve una frase, ma l’atteggiamento, la disponibilità”
Sono le 11,02 quando Fabio Paratici lo presenta e gli lascia la palla da giocare in pieno possesso. Direttamente Sarri, pronto a qualsiasi risposta, nel bel mezzo di qualche quesito scomodo e/o scabroso.
Qual è stata la sua sensazione quando è stato contattato dalla Juventus?
«Sensazione forte. Non per il quando, ma per il come. Una società determinatissima, in 30 anni non ho mai visto un club così deciso a prendere un allenatore. Se la Juventus sceglie Sarri è per dare una svolta al passato che è stato comunque vincente».
Che tipo di pressione sente? Quando ci avvicineremo alla Premier?
«Abbiamo davanti un percorso lungo. Le strutture devono essere la partenza, poi urge cambiare l’atmosfera dentro gli stadi, in Inghilterra ti giri e la panchina è circondata da bambini. Il clima è diverso, ma a livello tattico abbiamo un po’ di vantaggio. Il gioco? Qui fatica a decollare perché lì il risultato è un po’ meno importante e rischiano di più. Sono contento per il fermento che vedo in A, c’è un bel movimento di allenatori. Conte, Giampaolo, che ritengo uno dei giovani più interessanti finalmente su una grande panchina, Fonseca, Ancelotti, un ragazzo che stimo tanto come De Zerbi. Esistono i presupposti per vedere qualcosa di bello».
Pensa che verrà giudicato per quello che farà in Champions? E cosa si aspetta?
«Mi aspetto di alzarmi la mattina e studiare il modo di vincere le partite. Se una società innesca il meccanismo che il risultato è dovuto, la sconfitta è certa. La Juventus in Italia ha l’obbligo di mettersi sulle spalle il fardello della favorita. Se entriamo nel discorso Champions, la Juventus ha la necessità di partire con l’obiettivo di vincere, ma sempre con la consapevolezza che a livello europeo ci sono sei-sette squadre con la stessa forza. Il coefficiente di difficoltà è mostruoso, serve ferocia. Le responsabilità sono più forti in Italia».
Punterà sul 4-3-3?
«Intanto prima bisogna conoscere i giocatori. Ho proposto il 4-3-3, il 4-2-3-1, il 4-3-2-1. Al Chelsea avevo un 4-3-3 diverso da quello del Napoli, dovevo accompagnare le caratteristiche di Hazard. Partiamo da chi è in grado di fare la differenza, il modulo sarà una conseguenza».
Per tanti la Juve è un traguardo, per lei forse di più. Quando ha capito che sarebbe stato scelto cosa le è venuto in mente?
«Se avessi avuto le emozioni che mi attribuite da una vita, sarei morto di infarto vent’anni fa… Non passo dai dilettanti alla Juventus, è un percorso lungo, quindi è gratificante essere sulla panchina più importante d’Italia. Sto arrivando dal Chelsea, un grande club, chiaramente con meno storia della Juve, quindi lo ritengo un ulteriore passo in avanti».
Come si regolerà nella gestione di Cristiano?
«Mi sono trovato ad allenare giocatori forti, poi molto forti nel Chelsea, qui c’è un passo avanti e si va al top. Ronaldo ha quasi l’intera collezione di record, mi piacerebbe fargliene battere qualcun altro».
Cosa le piace della Juve? E quale la formula ideale per sfruttare al meglio CR7?
«Mi ha colpito il fatto di vederli molto uniti. Il sentimento che ti porta a fare l’1% in più è il rapporto umano. A me sono bastate un paio di cene per capirlo. Ronaldo? Ho allenato il giocatore che ha segnato più gol in Serie A (Higuain, ndr), mi piacerebbe averne due. Sarebbe una soddisfazione enorme».
Come si supera la diffidenza di una parte del popolo juventino?
«Non è una novità. Arrivo a Empoli dalla C e sono tutti scettici. Arrivo a Napoli da Empoli e sono tutti scettici. Arrivo al Chelsea dal Napoli e sono tutti scettici. Arrivo alla Juve dal Chelsea e magari la diffidenza scende, c’è una po’ di storia recente mia. Ed è giusto interrogarsi, lo capisco, come è naturale qualche scoria di rancore. Conosco un solo modo per cancellare: fare risultato e divertire, non vedo altre strade».
Condivide il motto “vincere non è importante ma è l’unica cosa che conta”? Dybala e Cristiano possono giocare insieme?
«Parto dalla seconda. Chi ha le qualità di Dybala o Cristiano può giocare in ogni ruolo. Cambiano le caratteristiche e la squadra si deve adattare. Io per quanto riguarda il vincere posso dire poco, perché l’ho fatto in categorie più basse. Se una squadra in campo si diverte – e diverte il pubblico – emerge l’entusiasmo collettivo che spesso è benzina. Ricordo le prime partite con l’Empoli in A: una domanda che spesso mi veniva posta era se pensassi di salvarmi giocando un calcio così brillante. Ci siamo riusciti con sei giornate di anticipo…».
Come sono cambiate le metodologie di allenamento?
«Il Napoli era composto da giocatori che pensavano da squadra e muovevano la palla a velocità superiore. Il Chelsea da gente probabilmente di livello superiore, ma con caratteristiche diverse. Esterni che vogliono l’uno contro uno, quindi ti viene un calcio meno fluido. Il Chelsea aveva otto giocatori che potevano giocare con un tocco e alcuni individualisti che dovevi valorizzare. Alla fine, però, eravamo diventati una squadra difficilmente battibile».
Andrà a conoscere Ronaldo? «Approfondirò con Paratici per organizzarci. Io volevo parlare con due o tre giocatori per condividere. Alle imposizioni ci credevo 20 anni fa, ora l’età mi insegna altro. Quindi mi piacerebbe capire cosa pensano, partendo da quelli che incidono di più».
Cosa le hanno detto i suoi attuali dirigenti più di un mese fa per convincerla?
«Sono reduce da 30 anni di trattative con varie società e penso di aver affinato una sensibilità su quello che ti trasmettono. Insomma, mi rendo conto se davanti a me c’è una persona di grande livello. Non serve una frase, ma l’atteggiamento, la disponibilità. Mi sto rincoglionendo? No, magari loro sono stati capaci di darmi questa sensazione».
Oltre a Ronaldo, quali sono i giocatori intorno a cui vuole costruire la squadra? Uno è Pjanic, l’altro?
«I giocatori che possono cambiarci la storia sono quelli offensivi. Negli ultimi 30 metri bisognerà partire dai talentuosi come Dybala e CR7. Douglas Costa è un potenziale top player non esploso».
Non ha nominato Higuain...
«E neanche Mandzukic. Sono sono andato per esempi, non volevo escludere qualcuno».
Ci può essere spazio per Gonzalo?
«Voglio bene al Pipa, dipenderà da lui. Mi piace essere modesto, c’è una dirigenza che segue giocatori da anni e io ascolterò. Loro conoscono tutti meglio di me, forse tranne Higuain, mi adeguerò».
Farà richieste sul mercato?
«Vediamo quale sarà il nostro modulo di riferimento e valuteremo. Non sono uno che ama fossilizzarsi sui nomi, ma sulle caratteristiche sì. Parlerò con Fabio, che mi tiene aggiornato su tutto. Lui conosce i giocatori meglio di me, ha più competenza».
Cosa le lascia in eredità Allegri?
«Ha fatto un percorso straordinario, mi piacerebbe vedere nella squadra quanto trasmesso da Massimiliano, magari restare mezz’ora in difficoltà e poi in dieci minuti triturare la partita. A me è successo raramente, è una gran cosa. Forse è conseguenza del modo di giocare, senza possesso. Invece contro la sua Juve, anche se la stavi schiacciando, avevi il retropensiero che tanto alla fine si perdeva». (E regala una smorfia, ndi).
Il cambio di filosofia potrebbe coinvolgere anche seconda squadra e Primavera? E quanto le dà fastidio sentirsi definire integralista?
«Da essere arrivato ieri a diventare Ferguson c’è una ventina d’anni di differenza. Ci vogliono tempi lunghi. Integralista? Sai, detto a uno che parte con il 4-2-3-1 e finisce al 4-3-1-2 tra Empoli e Napoli per poi passare al 4-3-3, mi sembra un po’ troppo».
Cos’è il Sarrismo?
«Ho letto sulla Treccani che è una filosofia calcistica e non solo. Io ho sempre vissuto e pensato così. Negli anni ho cambiato modo di vedere il calcio e la vita, ma spero di essere rimasto lo stesso nei concetti. Una persona diretta, forse troppo. Questo porta a scontri, ma sono situazioni risolvibili. L’irrisolvibile è quando tieni tutto dentro, si scatenano i rancori».
Ha sentito Allegri?
«Ancora no, spesso d’estate a cena con amici comuni lo chiamiamo e ci scambiamo qualcosa. Spero di avere un paio di settimane per sentire anche lui, ma di solito è un cazzeggio…».
Ha avuto occasione di confrontarsi con Higuain? E può convivere con CR7?
«Con Gonzalo al momento non ho parlato dopo la festa di Baku. Lui è un tesserato della Juventus e quando rientrerà avremo modo. Per qualità tecnica può giocare con chiunque, non lo vedo un grosso problema. Io dicevo che dipende da Gonzalo perché la mia sensazione è che abbia vissuto male il post Juve”.
Ha spiegato più volte perché ha detto certe cose contro la Juve, con il senno di poi le rifarebbe?
«Non so cosa sia lo stile Juve, io ieri mi sono trovato a cena con amici, non con etichette o differenze. Certe cose le ho dette, certe le ho sbagliate, altre sono state strumentalizzate. Ho visto una polemica sulle maglie a strisce, in realtà si trattava di una litigata con Orsato durante Empoli-Milan».
Qual è lo step che deve superare Bernardeschi per consacrarsi?
«Spesi parole belle per lui anche in Fiorentina-Napoli. Ha una qualità tipica dei potenziali fuoriclasse: la coordinazione. Gli manca un po’ di continuità perché lo vedo fare eccellenti partite e altre in cui può dare qualcosa di più. Secondo me deve giocare con continuità in un solo ruolo».
Cosa le è rimasto dell’esperienza inglese dove la esoneravano un giorno sì e l’altro pure soltanto mediaticamente? Ne esce rafforzato?
«Quel mondo lo conoscete meglio di me. Mi dispiace sia stato riportato quanto scrivevano alcuni tabloid, e non il Times o il Guardian perché i toni erano diversi. Però gli attacchi che subisci, se li superi ti danno forza».
In quale reparto migliorare la Juve per sposare la sua idea di calcio?
«Non si tratta di un reparto o un singolo. Devo capire quanto potrò portare e quanto andrà lasciato nelle mani dei giocatori e delle loro caratteristiche. Discorso di filosofia. Vorrei vedere Pjanic toccare 150 palloni, ma bisogna vedere se si può mettere in condizione. Ogni squadra è come un figlio, se ne educhi tre allo stesso modo non vengono su uguali».
Cinquantanove minuti e un bel gioco di parole: Sarri è già dentro il mondo Juve. Completamente. Come se la Continassa fosse il suo regno da dieci mesi.
Fonte: Cds