Chi sul personaggio di Sarri, divertendo e divertendosi molto, ci ha costruito un immaginario, è certamente il giornalista Sandro Ruotolo, portavoce del fenomeno «Sarrismo gioia e rivoluzione». Incredulo Ruotolo che il mister abbia deciso di tradire sé stesso. «È un po’ la metafora della sinistra che ha abbandonato le periferie: invece di andare a Tor Bella Monaca, si è trasferita ai Parioli. Ed è così che ha perso, magari alla Juve pure Sarri fa la stessa fine». C’è chi invece rifugge dalla metafora del mister comunista come Fabrizio d’Esposito, firma del Fatto Quotidiano e fondatore del sito cult Il Napolista. «Gli uomini di sinistra governano il popolo e indicano una direzione – dice d’Esposito – ma Sarri è un populista che invece ha cavalcato i voleri della piazza. Mi dà più l’idea di un grillino che va al potere e se ne innamora,una sorta di Di Maio».
«Il mister mi ha sempre dato l’idea di un personaggio di Lina Wertmuller – dice il presidente del Napoli Club Parlamento e senatore di Idea, Gaetano Quagliariello – un Mimì Metallurgico. Non mi sorprende la sua scelta, tra i comunisti e il mondo dell’industria torinese c’è sempre stata un’attrazione reciproca a partire da Antonio Gramsci. Mai innamorarsi delle ideologie, meglio una sano pragmatismo alla Ancelotti». Più sfumata la posizione di Gennaro Migliore, tifosissimo del Napoli con un passato in Rifondazione Comunista per poi transitare nel Pd. «Eviterei similitudini – dice Migliore – e poi anche Togliatti era tifoso bianconero». Non ci crede ancora a questo passaggio l’ex sindaco e governatore, Antonio Bassolino. «Sono appena tornato – dice – da una manifestazione in mezzo agli operai, come ho sempre fatto. La sinistra è questo. Io sono tifoso del Napoli, da sempre. Sono estimatore di Sarri come allenatore, ma non ho mai partecipato ai gruppi di chi lo definiva comandante politico: se è di sinistra mi fa piacere, ma questo non incide sul mio giudizio su di lui come un grande allenatore. Quando è andato al Chelsea, credo controvoglia, gli ho telefonato: è stata la prima e unica volta che ci siano sentiti, gli ho detto che mi dispiaceva che andava via da Napoli. Ora fa una scelta, legittimamente. Ma quando ci incontreremo da tifoso del Napoli spero che vinciamo noi, al San Paolo e a Torino». Uomo tra il popolo, almeno nel calcio, per i napoletani ci è rimasto solo Diego Armando Maradona. El pibe entrò nel «Palazzo» prendendolo a calci, con un Che Guevara tatuato sul braccio, senza mai tradire e con il pugno chiuso. Quel pugno che per Sarri è diventato un dito medio, come quello che esibì contro i suoi nuovi tifosi. Il sarrismo non c’è più.
Il Mattino