Insigne è semplice, come il suo sguardo, sa farti sorridere, ha l’istinto del «battutista», l’ironia dello scugnizzo, sa attraversare a piedi scalzi il sottile confine tra il serio e il faceto. In questo momento è concentrato, però, ad ottenere quel «prestigio» che serve. Si smarrisce quando è asfissiato dalle voci che gli ronzano intorno e abbagliato dal clima d’uno stadio che lo lusinga e lo irrita. E’ questa la differenza sostanziale tra l’Insigne privato, quello che sta a Castel Volturno, e l’«altro», quello che ancora non riesce a superare l’ultimo step, quello che lo consacrerebbe a leader, non solo tecnico. Nella serata di gran gala del Bernabeu fu lui ad “essere” salvato dal patron: «l’unico che ha dimostrato di avere cazzimma è stato Insigne». Ora c’è bisogno che Napoli e Insigne scendano a un patto, si vogliano almeno un po’ più bene, evitando di scontrarsi al prossimo tiro a giro. Lorenzo è un amico geniale, saprà come ricambiare…
CdS