La consueta opinione di Marolda sul CdS. Il feeling tra Ancelotti ed Insigne, la sua posizione in campo,le garanzie sul prossimo mercato:
Sembrava la storia di “Giorgio e il Vescovo”. Invece, all’improvviso, Ancelotti e Insigne hanno raccontato un altro antico adagio: “l’amore verace è quando si litiga e poi si fa la pace”. E fa niente se non sia ancora abbastanza chiaro se si tratti d’una pace vera, d’una tregua o solo di baci e abbracci suggeriti da De Laurentiis e Raiola, ma con la porta rimasta comunque mezza aperta. Certo, che Insigne resti napoletano non può che far piacere visto il suo talento, ma quegli abbracci e baci hanno davvero risolto ogni problema? Che poi sono principalmente tre: il crollo delle prestazioni di Lorenzino nel girone di ritorno; la fragilità del suo rapporto fumantino con il tifo; infine: la posizione del capitano in campo, che come s’è visto pure contro il Cagliari, è il nodo più intricato da sciogliere e capire. E se è così, la domanda vera è un’altra: vanno bene strette di mano e chiarimenti, ma come e dove dovrebbe giocare Insigne nella prossima stagione: esterno, seconda punta, trequartista o cos’altro ancora? Perché se è vero che le sue partite sono state inguardabili o quasi per metà stagione, forse è vero pure che non sempre il ruolo che gli ha affidato don Carlo ha fatto brillare le sue qualità. Insomma, dopo “l’ammore” ritrovato sarebbe insopportabile ritrovarsi tra sei o sette mesi a rivivere screzi e malumori. Ecco, questo è il rischio vero che ognuno per la propria parte dovrà scongiurare. A meno che, si capisce, al di là d’ogni buona intenzione sul futuro, il signor Raiola non spalanchi quella porta rimasta mezza aperta e non faccia a De Laurentiis una di quelle offerte alle quali non si può proprio dire no. Ma questa è tutt’altra storia e si vedrà.
Un’altra ancora, manco a dirlo, riguarderà proprio l’allenatore. Ovvero, la sua capacità d’essere garante del prossimo mercato dal quale dipenderanno le future ambizioni della squadra e anche la sua abilità ad essere per il Napoli quel valore aggiunto che ancora non s’è visto. E bisogna fare presto perché ci sono due guai grossi ai quali rimediare: la fuga dei tifosi dallo stadio e l’avanzare di quella sciagurata antipatia tra una parte del tifo e il presidente. Brutti fenomeni sui quali da tutte e due le parti si farà bene a riflettere con calma. Perché la guerra del tifo non giova a nessuno e perché lo stadio vuoto come ieri sera mette, sì, malinconia ma è soprattutto il nefasto segnale che per le grandi gioie il Napoli dovrà aspettare chissà quanto.