Un passo della lunga intervista rilasciata da Quagliarella a il Corriere dello Sport
Il momento più difficile? «L’infortunio al ginocchio del 2011, il terrore di non poter tornare ai massimi livelli. Ma ci sono risarcimenti della vita».
Lo stalkeraggio di Napoli. «Una bastonata».
Ti accusano di andare alla Juve come un manifesto di viltà. «E poi viene fuori la storia dello stalker che millanta, proprio a casa mia e mentre sto indossando la maglia dei sogni realizzati. Quindi, riepilogando, Fabio Quagliarella decide di tradire il Napoli per andare alla Juve, come se volesse calpestare un amore e barattarlo con i soldi. La verità è stata ristabilita, ma soltanto io ho conosciuto…».
Cosa? «La sofferenza atroce, allargata a chi mi vuole davvero bene. Mi è rimasta una cicatrice, ogni tanto idealmente la guardo. E’ un taglio, lo vedo anche se non si vede, resta e soltanto chi vive certe cose può immaginare. Ho imparato a proteggermi di più, chiuso in un fortino perché quella cicatrice è un tormento. Se prima non mi fidavo, adesso di meno. Una cosa mi dà sollievo anche se non mi risarcisce».
Il tempo che lava le ferite?
«No, ripeto, la cicatrice la porterò con me. Per fortuna la mia gente ha capito che non volessi lucrare sulla pelle del club che amo di più. Me lo faccio bastare. Avevo deciso di parlare soltanto alle Iene, ci sono tornato ora con te. Ma non ne voglio più riaprire quel libro in pubblico. Gestirò nel mio intimo».