Brutto periodo per il calcio italiano. Dopo il telecronista sessista, arriva l’arbitro razzista. Questa volta teatro degli eventi è il Sannio beneventano e la piccola comunità di Tocco Caudio. Poco più di 1.500 abitanti, e grandi sacrifici economici per mettere su una squadra intitolata ad un giocatore che non c’è più, Gianni Loia, che l’anno scorso ha conquistato una meritata promozione in Prima Categoria. Competizione durissima: si lotta per non retrocedere. Domenica il più classico dei testacoda, con il Gianni Loia chiamato a ricevere la forte compagine del San Nicola La Strada, in lotta per i play off. Ad arbitrare c’è il signor Gennaro Teletta, da Torre del Greco. La partita finisce con la vittoria della squadra casertana per 2-1.
LE ACCUSE
Dopo qualche ora, il fattaccio: spunta una storia Instagram nella quale l’arbitro posta una foto del campo di gioco accompagnata dalla frase «Un’attimo in Africa e torno». Da triplice reprimenda: fuori posto è l’apostrofo, fuori posto è il commento ad una partita da arbitrare, ma soprattutto fuori posto è il tono razzista adoperato. Sul quale scatta immediata l’indignata reazione della comunità tocchese. «Si tratta di una offesa gravissima non solo alla nostra squadra, ma all’intera nostra comunità», tuona Giuseppe Tontoli, presidente del Gianni Loia. «Offesa per la quale stiamo valutando le azioni da adottare, in attesa di conoscere quali saranno le determinazioni degli organi competenti». A proposito delle quali il dirigente Mario Ferraro presidente provinciale dei costruttori sanniti – non ha dubbi: «Occorre dare un segnale forte. Una sanzione appropriata sarebbe a mio giudizio la radiazione dell’arbitro, ma in ogni caso confido in una sanzione esemplare da parte del presidente Aia della sezione di Torre del Greco», che non tarda a replicare. «Si tratta di un bravo ragazzo – spiega il presidente Antonio D’Antonio – che accompagna gli studi universitari all’esperienza arbitrale. Non ha mai creato problemi, persona seria in campo e fuori. Conoscendolo, sono portato ad escludere nel modo più assoluto che possa coltivare pensieri razzisti. A vent’anni può scappare una battuta fuori posto, e peraltro uno dei primi inviti che rivolgiamo ai nostri arbitri è quello di non utilizzare i social per commentare l’attività, per evitare ogni genere di strumentalizzazione. Prima di adottare qualunque decisione attendo di conoscere quelle che saranno le sue spiegazioni sulla vicenda».Fonte: Il Mattino