Krol ai microfoni del Mattino: «I miei 70 anni? Li festeggerò a Napoli. Il tempo si è fermato…»

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Rudy Krol è in Tunisia. «Ma non festeggio i miei 70 anni, sto al matrimonio di un mio amico e mi godo la pausa per la nazionale. Magari rinvio i festeggiamenti a giugno, quando tornerò a Napoli».

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Rudy per gli amici, Rudolf Jozef “Ruud” per l’anagrafe e Krol per il mondo intero è adesso allenatore del Club Sportif Sfaxien.

Napoli è sempre nel suo cuore? «E come non potrebbe? Ho vissuto gli anni più belli della mia vita, ricordo ogni giorno di quei campionati italiani, il tempo è come si fosse fermato».

70 anni sono una bella età? «Io me ne sento 30. Una vita straordinaria, ho giocato in squadre eccezionali come l’Ajax e la meravigliosa Olanda degli anni Settanta che incantò il mondo. Di quei complimenti sono sempre stato fiero, in Argentina ero anche il capitano dell’Olanda. In Germania Occidentale abbia incantato il mondo con Cruyff, Rensenbrink e Haan, Neeskens e Suurbier. Ma se ci ripenso mi accorgo che mi manca qualcosa. Siamo passati alla storia per il primo gol in finale senza far toccare palla ai tedeschi.Ma poi hanno vinto loro.Ma ho un altro rimpianto: avrei dovuto vincere lo scudetto in Italia, con la maglia azzurra addosso».

Quattro anni indimenticabili? «Io non so come un calciatore possa desiderare di andare via o peggio, non voglia venire a Napoli. A me portavano il pesce fresco ogni mattina. E c’era chi mi lasciava sotto la mia casa di Posillipo bigliettini tipo: “Maestà, site nu’ babà”. Dico solo che è follia avere la possibilità di venire a giocare a calcio in questa città e non farlo. Il calcio si respira in ogni angolo di Napoli. Ti fanno sentire un re, anche se sei solo un calciatore».

Quanto è cambiato il calcio da allora? «Ho visto che hanno premiato Rinus Michels perché è considerato il più bravo di tutti. È vero, lo era. Il segreto di quell’Ajax era il lavoro. Come lo è adesso. Uno pensa che magari noi non ci allenavamo, o che lo facevamo poco emale e che passavamo il tempo nei bar di Amsterdam a sentire gli amici suonare il rock. Invece no. Michels pretendeva allenamenti intensi. Senza sosta».

Questo Napoli di Ancelotti? «Ammetto che speravo potesse essere più vicino alla Juventus rispetto alla classifica attuale. Però in Europa sta facendo bene, ho visto le gare in Champions e il Napoli ha giocato alla pari con Psg, Liverpool».

Cruijff, il Pelé bianco, il più forte di tutti? «Era il fuoriclasse. Ma all’Ajax abbiamo vinto anche senza di lui. Però aveva qualcosa di magico».

Con l’Ajax di Michels, e poi di Kovacs, vinse tutto quello che era possibile vincere: sei campionati, tre Coppe dei Campioni consecutive, una Intercontinentale. Però… «Però è Napoli il posto del mio cuore, non riesco a mettere da parte questa città, l’amore che mi ha dato. Sognavo lo scudetto, sarebbe stato fantastico. Non so se senza terremoto sarebbe andata a finire allo stesso modo. Ma quello che questo posto mi ha dato, non l’ho ricevuto da nessun altro. A giugno verrò per festeggiare i miei 70 anni nel posto che più ho amato». Fonte: Il Mattino

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