Dall’ altra parte, Ernesto Ferrero: “Per domani sera non sono proprio fiducioso”

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Scrittore, Premio Strega e Premio Selezione Campiello, ex direttore del Salone del libro di Torino, Ernesto Ferrero ha dedicato l’ultima sua opera alla grande passione per la Juve: «Amarcord bianconero» è il racconto di questo grande amore.
Ferrero, come comincia la sua storia di tifoso? «Negli anni Cinquanta, grazie a una papà che aveva giocato nelle giovanili della Juve e a una nonna che cucì per me la prima bandiera bianconera con pezzi di stoffa trovati in casa. Tifoso, certo. Ma sideralmente distante da quello che è oggi diventato il tifo, dove c’è un incredibile e insopportabile odio».
Cori anti-Napoli nello stadio di Torino e massima allerta a Napoli per l’arrivo della squadra e dei tifosi: ma dove siamo arrivati? «A un punto deplorevole e incomprensibile per chi è tifoso come me. Anzi, per chi forse neanche lo è perché è come se fossi scisso in due alla vigilia di questa partita».
In che senso? «Adoro Napoli e la cultura napoletana. Ero amico di Domenico Rea, sono legatissimo a Raffaele La Capria, Antonio Franchini, Valeria Parrella, Luigi Mascilli Migliorini. Mi piacciono il Napoli e il suo gioco. Ancelotti ti conquista con il suo carattere e la sua civiltà. Mi commuove l’affetto di Napoli per la sua squadra: proprio per questo attaccamento umano, molto bello nei tempi che viviamo, mi dispiace quando al Napoli va storta».
E domani sera come dovrebbe andare? «Dal mio punto di vista non sono ottimista perché nella Juve noto problemi a centrocampo e in difesa. Quello al San Paolo non è un test in vista della partita di Champions contro l’Atletico Madrid perché se lo ritenessimo tale mancheremmo di rispetto a un grandissimo avversario: è senz’altro una prova molto impegnativa per capire a quale punto si trova la squadra».
Preoccupato per la sfida con i Colchoneros? «Non so se la squadra riuscirà a superare quest’ostacolo, il risultato di Madrid è pesante. Resta comunque un dato: la Juve non è all’altezza delle grandi d’Europa, la ritengo inferiore a 4-5 club».
Al San Paolo, intanto, si gioca una partita scudetto che non vale lo scudetto perché la Juve ha 13 punti di vantaggio a 13 giornate dalla fine, distacco incolmabile: ma così si diverte un tifoso juventino? «Non è bello che questi scudetti non siano combattuti. Tale sproporzione è un problema industriale, che riguarda la capacità di investimento e gestione. È un po’ come prendersela con la Mercedes perché detta legge in campo automobilistico. Bisogna attrezzarsi».
In «Amarcord bianconero» racconta la sua storia di tifoso della Juve e i suoi miti: Cristiano Ronaldo è già entrato in questa galleria? «Un momento. Di questo campione possiamo apprezzare la grande professionalità: inappuntabile. Ma da qui all’amore c’è una bella distanza. Io amavo Sivori, uno scugnizzo che partiva dalla porta della Juve e arrivava nell’area avversaria. Cristiano Ronaldo risolve le partite, tuttavia credo che sia in una fase discendente. Sarebbe, piuttosto, un problema se la Juve dovesse lasciar partire Dybala alla fine di questa stagione».

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Il Mattino

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