Amoruso doppio ex, a Il Mattino: “Ci sono pochi come Milik, il futuro sarà suo”

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 Nicola Amoruso ne ha di storie da raccontare. Anche velate di sospetto: soprattutto, se s’incrociano tre sue ex squadre come Napoli, Parma, e l’immancabile Juventus. Partiamo da una data: il 18 maggio 1997. Carlo Ancelotti è alla prima stagione sulla panchina del Parma, si gioca lo scudetto con la Juventus. La gara finisce 1-1 con Ancelotti espulso per un rigore molto contestato.

 

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«Ricordo perfettamente quella gara. Toccai a Vieri il pallone dal quale scaturì quel rigore. Non capii perché Ancelotti protestò, il Parma aveva giocato un gran primo tempo. Nella ripresa, invece, il ritmo si abbassò molto. Ma era il Parma che doveva vincere per continuare a lottare per lo scudetto: a noi il pareggio andava bene e ci accontentammo. Ho letto anche io che un giocatore del Parma (Daniel Bravo, ndr) ha denunciato anni dopo che ci fu una sorta di accordo negli spogliatoi. Io non ricordo nulla di tutto ciò, nello spogliatoio della Juve c’era solo il desiderio di chiudere la partita sull’1-1 e ci riuscimmo». 
Altra data, altra ombra. 10 giugno 2001, Parma-Verona finisce 1-2. Presidente del Verona era Giambattista Pastorello, ex DG del Parma e legato anche finanziariamente a Callisto Tanzi, patron ducale. 
Quel risultato condannò il Napoli alla Serie B: Ferlaino e Corbelli gridarono allo scandalo. 
«Fu la mia stagione in azzurro. Noi pareggiammo in casa con la Roma e non bastò vincere a Firenze la settimana dopo. Il Verona, in quella stagione, non aveva mai vinto in trasferta: vinse quell’unica volta proprio contro il Parma, con un rigore abbastanza particolare. Bisogna dire, però, che la nostra fu un’annata molto travagliata. In società c’erano tanti problemi, Ferlaino e Corbelli non ci davano la giusta serenità, i risultati erano condizionati anche da queste tribolazioni societarie. Però, quella vittoria del Verona che ci condannò alla retrocessione determinò quello che sarebbe stato il percorso del Napoli che ha portato al fallimento». 
Parma-Napoli, quella di oggi, invece, è anche la gara tra due attacchi vivono un momento di difficoltà. 
«Ecco, una questione di momenti. Non ho nulla da rimproverare da un lato e dall’altro. Aggiungo solo che uno come Milik lo vorrei sempre in campo: la sua fisicità offre tante opportunità, aiuta la squadra in modo decisivo. Peserà l’assenza di Insigne, è l’anima del Napoli ora. E sono certo che Mertens tornerà a brillare»
Milik è il centravanti giusto per il Napoli? Da attaccante, chi preferisce tra Arek e Piatek? 
«Fossi nel Napoli continuerei a puntare su Milik. Per me Arek è come Dzeko: ha tutto, a livello tecnico e fisico. Ce ne sono pochi come lui in giro. Arriva da annate difficili, condizionate dagli infortuni. Il futuro gli appartiene ed il Napoli farebbe la scelta giusta ad affidargli anche nelle prossime stagioni, senza guardare ad altri possibili centravanti di alto profilo. Anche se, devo dire che ad oggi Piatek mi sta stupendo. È arrivato al Milan senza sentire il peso della sostituzione di uno come Higuain. Milik fa giocare la squadra, Piatek è un finalizzatore puro: ad oggi scelgo Piatek, ma Milik può crescere anche dal punto di vista realizzativo».
Roberto Inglese, invece, merita la maglia del Napoli quando terminerà il prestito a Parma? 
«Non credo sia ancora pronto a vestire la maglia azzurra. Ha dimostrato potenzialità interessanti, ma deve crescere ancora in zona gol per un club come il Napoli. Anche se fa un lavoro che piace a tutti gli allenatori ed in futuro potrà tornare utile anche ad Ancelotti». 
La Juventus di oggi è così più forte di questo Napoli? Ci sono davvero 13 punti di differenza tra le due squadre?
«Ancelotti ha deciso di sfruttare la rosa, Sarri ha spremuto il Napoli senza vincere nulla. Credo che la scelta di Ancelotti sia giusta, anche se ha accumulato un certo ritardo dalla Juventus. Speravano, forse, che la Juve facesse un cammino meno perentorio. Ma, Allegri ha tra le mani una corazzata: anche se la gara con l’Atletico è una ferita profonda. Ancelotti sta tracciando il percorso giusto, ora tocca alla società far crescere la rosa inserendo un campione all’anno per fare l’ultimo salto di qualità».
Sa bene come De Laurentiis voglia puntare sui giovani, non sugli stipendi pesanti.
«Per vincere ci vuole una sintesi tra giovani ed esperti, ci sono tanti modelli vincenti che lo dimostrano. Tra l’altro, posso anche suggerire un talento ad ADL. Nell’Empoli seguo un 2002, si chiama Kristjan Asllani: ha un talento importante. Il Napoli deve scovare anche questi talenti per continuare la sua crescita».

Fonte: Il Mattino

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