Nel Napoli i portieri sempre grandi protagonisti: da Piola a Meret
Il Napoli ha l’occhio lungo in fatto di portieri. La prima pietra in tal senso l’appose il vercellese Giuseppe Cavanna, zio di Silvio Piola. Per i suoi balzi felini fu denominato “giaguaro”, molto prima di Castellini. In azzurro per sei stagioni, a partire dal 1926. Gli subentrò un altro “mitico”, quel Sentimenti IV, secondo di cinque fratelli modenesi che difese i pali azzurri dal ’34 al ’48: spauracchio di rigoristi, avendone neutralizzati sei di fila. E per il settimo si “riposò”, trapassato da fuoco fraterno, poiché fu il fratello Lucidio (anch’egli portiere) a spezzare la serie. In seguito, come riporta il CdS, il bergamasco Giuseppe Casari ed il brianzolo Ottavio Bugatti, a coprire un arco che va dal ’50 al ’61. Negli anni ’60 s’impose il lucchese Claudio Bandoni, per tre stagioni, prima d’andare al Mantova in cambio d’un certo Dino Zoff. “Dino-sauro” fu nelle sue cinque annate (fino al ’72), campione di longevità, oltre che di tecnica sopraffina. E poi il milanese Luciano Castellini, altro leggendario “giaguaro” fra i pali per un settennato (‘78/’85). S’arriva a uno dei protagonisti del primo tricolore: tre stagioni per il torinese Claudio Garella (Garellik, 85/88), con quello stile tutto suo (di testa, piedi, ma anche… sedere). Il compianto portiere del secondo tricolore fu il bolognese Giuliano Giuliani (88/90), seguito a ruota dall’ischitano Batman Taglialatela (fino al ’99), e le sue maglie-cult. Nell’era De Laurentiis, lo stabiese Gennaro Iezzo (2005/11), a precedere il teatino Morgan De Sanctis e la Coppa Italia del 2012. Infine, storia ancor più recente quella col madrileno Pepe Reina, le sue quattro impareggiabili stagioni (sino al 2018, con intermezzo Bayern) e la Coppa.
La Redazione