Il parere dell’ esperto – “Il tweet del Napoli sulla questione Hamsik? Uno sbaglio”

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«La questione Hamsik potrebbe essere già finita sul tavolo della Federcalcio cinese, dopo l’introduzione della Luxury Tax sono molto attenti ai transfer. Il Dalian potrebbe finire sotto indagine, il Napoli non rischia nulla: anche in un eventuale coinvolgimento di organi di controllo della FIFA». Il campanello d’allarme lo schiaccia Salvatore Civale, presidente dell’Associazione Italiana Avvocati Sport. 
Non sarebbe neppure la prima volta che Dalian finisce sotto accusa per qualche trasferimento fatto in modo non conforme. «Ci sono stati alcuni casi finiti alla FIFA che hanno coinvolto il Dalian, ma non è l’unico club cinese finito sotto inchiesta. Il Dalian non ha una reputazione peggiore di altri club, ma dopo il comunicato del Napoli credo siano cambiate alcune cose, che le posizioni si siano irrigidite». 
È stata una scelta sbagliata quella del tweet per provare a chiudere la trattativa? «Credo di si. Anche in Cina, ora la vicenda sta avendo una attenzione più marcata anche a livello mediatico: con Cannavaro e Lippi che sono gli allenatori più importanti in Cina, c’è grande attenzione per l’Italia. Il Napoli ha evidenziato delle storture nel suo comunicato: ora, se la trattativa si chiude sarà facile immaginare che il Dalian abbia violato la Luxury Tax. Ovvio che il Dalian può chiudere con facilità se riesce ad evitare una tassa così pesante». 
Facciamo chiarezza: cosa è la Luxury Tax e quanto pesa in un trasferimento come quello di Hamsik. «La Luxury è stata introdotta per scoraggiare l’arrivo di calciatori stranieri in Cina. È una vera e propria multa: si paga per ogni trasferimento oltre i 6 milioni di euro di valore. Se il Dalian deve 20 milioni al Napoli per Hamsik, allora deve pagare alla Federcalcio una multa di 14 milioni, perché si sottraggono i 6 dell’asticella fissata per il costo massimo consentito. Insomma, se il Dalian volesse corrispondere al Napoli subito quanto pattuito, dovrebbe pagare Hamsik 34 milioni».
Ed è per questo che si cerca un escamotage. «Quello del prestito con obbligo di riscatto. Ma, anche in questo caso penso che ci sia un elemento che abbia bloccato le trattative. Non è un problema di liquidità: il Dalian è un club ricco, ma non credo ci siano state le garanzie giuste. Alcuni trasferimenti sono già saltati perché le fideiussioni venivano presentate presso banche cinesi o asiatiche. Il Napoli non si fida della solvibilità Dalian anche perché le regole nel calcio cinese possono cambiare spesso e senza la garanzia di un istituto europeo sul pagamento il Napoli credo faccia bene a tutelarsi in tutte le sedi». 
Quale potrebbe una delle chiavi per sbloccare la trattativa? «Forse, anche una sponsorizzazione che potrebbe implementare la crescita del marchio Napoli in Cina. Anche se i precedenti non sono positivi. Partecipai, in prima persona, ad un meeting a Londra tra il Napoli ed alcuni intermediari per portare Mertens al Tianjin nel gennaio 2017. Lì, però, il Napoli pose il veto: credo anche per il volere dell’allenatore dell’epoca».

Factory della Comunicazione

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