I giovanotti di Mancini stanno capovolgendo vecchi stereotipi: Insigne, Sensi, Verratti, Barella sono la prova evidente che la “bassezza” in mezzo al campo non è più un problema. Prima si andava dietro al mito dell’atleta perfetto, capace di coniugare forza e potenza, prestanza fisica e muscoli. Il Barcellona è il punto di riferimento e di partenza per capire dove e quando sia cominciata questa rivoluzione. I centimetri adesso tolgono, non danno: vuoi paragonare la noia di un cross con capocciata finale del centravanti alla giocata del Napoli dell’anno scorso, 24 tocchi di fila in 50 secondi senza interferenza avversaria, tutti palla a terra e gol finale di Callejon?
Ci piacciono le finte di Insigne, le piroette di Verratti, la geometria di Sensi. Saranno pure calciatori sotto la media (parliamo di centimetri) ma questi piccoletti in realtà sono sopra la media: più forti, più furbi, più determinati, hanno la cazzimma dentro. E anche più simpatici, fanno tenerezza: avete visto l’Italia schierata durante l’inno nazionale? Da una parte Verratti e dall’altra Insigne non arrivano alle spalle di Bonucci. E pensare che l’altezza media di un calciatore del nostro campionato adesso è di circa un metro e 83 centimetri: in un calcio supervitaminizzato, siamo spettatori del trionfo del talento sul laboratorio, della fantasia sulla programmazione.
Fonte: Il Mattino