Saranno undici, il turn-over infinito di Ancelotti

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Saranno undici, probabilmente, perché il turn-over va fatto sempre, anche dopo la sosta, che non è mai una pausa: c’è chi torna tardi, chi ne ha giocate due, chi nessuna, chi si è allenato a Castel Volturno, chi è stato in cielo, volando sugli oceani e chi poi dovrà andare al Parco dei Principi, quattro giorni dopo l’Udinese, che merita rispetto e proprio per questa un’adeguata rotazione.
Il campionato chiama e la Champions anche e sarà ballottaggio ovunque, dalla linea della propria porta (Karnezis oppure Ospina?) sin dentro l’area di rigore altrui (Milik o Mertens?), ragionando con equilibrio, per rimanere nel 4-4-1-1 di Ancelotti, che un paio di punti fermi potrà (potrebbe) averceli e saranno Koulibaly (se sta benissimo, come sembra, anche se la diffida un po’ qualcosa rischia di togliergli), Allan (che invece sta benissimo) e Callejon che ha rifiatato e può giocarne anche e persino due di seguito.

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L’Udinese, il Paris Saint Germain e (ovviamente) la Juventus: ce ne sono di pensieri nella testa di Ancelotti e conducono inevitabilmente lì, a quell’Olimpo a cui restare aggrappati, per sentirsi sempre emotivamente carichi, per avere un sogno, o anche una serie, che possa sopravvivere in più a lungo possibile: «Siamo una buona squadra, ricca di qualità, un bel gruppo, una famiglia»: che dovrà dividersi le fatiche di questi venti giorni in cui ci sono una serie di verità da raccontarsi: l’Udinese, il Psg, poi la Roma al an Paolo (e la Juventus da non perdere assolutamente di vista). Perché proprio qui gli esami non finiscono mai. Fonte: CdS

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