Ciccio Marolda al CdS: “Napoli, è questione di resilienza”
L’opinione di Francesco Marolda sulle colonne del Cds: Resilienza. Così, in psicologia, si definisce la capacità di reagire a una delusione, di ricostruirsi dopo una sconfitta. Che cosa vuol dire? Vuol dire che se è vero che le ferite restano, che non te le toglie più nessuno, è vero pure che da certe avventure negative si possono ricavare effetti incoraggianti. Rialzarsi e ricominciare, detta in tre parole. E’ quello che ha fatto il Napoli dopo la batosta con la Juve. Pizza, birra e “resilienza” per tutti per convincersi che pure il peggio può regalare l’occasione per riorganizzare la vita e le ambizioni. Basta volerlo. Basta cercarla questa forza che il Napoli ha, ha sempre avuto, ma che di tanto in tanto lascia in giro, come è capitato a Genova, a Torino e a Belgrado anche. Felicissima sera, dunque. Perché nient’affatto stordito, frastornato dagli schiaffoni piemontesi, se l’è giocata e come la partita. E l’ha vinta. Meritatamente. E s’è rimesso immediatamente in piedi. Cosa che incrociando il superLiverpool non era proprio la cosa più scontata. Già, ma può arrivare dalla psicologia applicata ad un pallone dolorante il rimedio ad un momento complicato? Un momento in cui sembrava andare tutto storto? No. Non può essere così. Prima d’ogn’altra cosa, infatti, è il Napoli che, come ha cominciato a fare e a fare bene, deve darsi una mossa e una risposta. Deve solo decidere da dove ricominciare. E, per carità: senza nessun desiderio di mancare di rispetto all’autorità costituita, forse la prima cosa da fare è porsi una domanda: siamo proprio sicuri che quello adottato sino all’altro ieri sia il disegno tattico che più d’ogni altro può esaltare le qualità di questi giovanotti? E’ giusto che calciatori che per anni hanno lavorato sodo per diventare padroni di un ruolo e d’una posizione debbano provare a riciclarsi in altri “mestieri” o in altri angoli di campo? Sia chiaro, viva le rivoluzioni signor Carlo, ma anche nelle rivoluzioni la storia racconta che c’è una regola che va rispettata: vanno, sì, fatte in fretta, però mai frettolosamente.
Per dirla tutta: se il quattro-quattro-due pensato e ripensato, in questo momento non soddisfa speranze e risultati, è proprio una bestemmia – amica anche l’imminente sosta – metterlo a riposo, tenerlo di scorta assieme alle sue varianti e confermare la fiducia a questo quattro-tre-tre ben rivisitato e ancor meglio interpretato?