Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha parlato ai microfoni di Tv Luna, anche in merito ai mini-abbonamenti per la Champions League.
“Champions emozionante? E’ emozionante il calcio, ogni volta che c’è l’inizio con un fischio ed un calcio al pallone, ma a prescindere, anche quando si gioca con la primavera o si gioca su un campetto. L’emozione scalda sempre, perché è il calcio è dà emozione. Inferno Marakana? Ancelotti ha già giocato qui, ha rischiato anche di perdere. Io sono andato da Marchetti e gli ho detto ‘non facciamo come accadde qualche decennio fa’ e lui mi ha rassicurato.
Mino abbonamento? Devi sapere che quando si devono depositare i prezzi poi dopo i prezzi non si possono alzare ma diminuire, il nostro reparto prezzi ha messo i prezzi più alti a 60 per le Curve. L’abbonamento per tre partite, la curva potrebbe pagarlo 60 euro, quindi 20, 20 e 20. I distinti pagheranno 110 euro per tutte e tre, 150 la Nisida, 270 la Posillipo, quella d’onore 370. Però chi non si abbonerà singola 40, i distinti 70 per partita, la Nisida invece di 150 per le tre partite ne pagherà 95, quasi il 100% in più a partita. Questo è il lavoro che è stato fatto, già contro il Parma si avranno prezzi più bassi. Ma perché? Noi abbiamo sempre detto che le partite di cartello che sono quelle contro le sei squadra, Juve, Milan, Roma, Lazio, Fiorentina devono andare a prezzi pieni, dallo scorso a quest’anno abbiamo incrementato di 33mln il costo del personale, se dovessimo applicare questa percentuale costerebbero molto di più i biglietti.
Venendo da una famiglia di Torella de Lombardi, ricordo che da bambino avevamo queste sorelle e fratelli, nonno e nonna, avevamo trasportato Napoli a Roma. I napoletani pensano che ci si arricchisca con il calcio ma non è cosi. Bisogna rendersi conto delle cose, mi sono trovato davanti delle persone che non si rendevano conto di cosa stessimo affrontando, allora uno perde la pazienza.
Comune? Loro dicono che siamo inadempienti, ma io dico che lo sono loro! Loro continueranno ad aggiungere fuoco, ma noi non ci bruciamo. Quando dissi che il San Paolo era un cesso tutti mi attaccarono, ma chi lo ha ridotto un cesso? Non io ma chi doveva occuparsene, ovvero i comuni che si sono susseguiti nell’ultimo ventennio”